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I rendimenti previdenziali dei lavoratori dipendenti che si riducono con il crollo del Pil. La mancata copertura previdenziale per migliaia di giovani che svolgono lavori precari oggi e che rischiano di avere pensioni da fame nel futuro. Le norme recenti del governo che per fare cassa hanno penalizzato proprio i fondi pensione. Gli effetti perversi della riforma Fornero che aumentano le diseguaglianze e rendono più incerto il futuro per migliaia di lavoratori. Sulle pensioni, sia pubbliche che integrative è di nuovo emergenza. Ed è arrivato dunque il tempo di ricominciare a parlare di previdenza integrativa (o complementare) e di fondi pensione.
Sono proprio le misure del governo Renzi, ma più in generale il peggioramento generale del sistema previdenziale che impongono al sindacato e ai suoi patronati uno scatto in avanti. Quello sui fondi pensione e la previdenza complementare è infatti un dibattito “carsico” in Italia, che appare e scompare a seconda delle diverse emergenze sociali. Un dibattito che però oggi è necessario rilanciare avviando una grande campagna tra tutti i lavoratori sulla necessità di costruire la previdenza integrativa, la famosa seconda gamba previdenziale che – secondo le intenzioni del legislatore – dovrebbe bilanciare la perdita dei rendimenti delle pensioni pubbliche.
Ed è merito dell'Inca, il patronato della Cgil, aver rilanciato il tema proprio in questo momento di scelte difficili sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista delle politiche previdenziali. Il pretesto è stato dato oggi (23 aprile) dalla presentazione di una ricerca commissionata dall'Inca e realizzata in collaborazione con l'Associazione Bruno Trentin sul sistema dei fondi pensione negoziali, ovvero tutti quelli gestiti dalle varie categorie professionali del lavoro dipendente.
Si tratta di un strumento di lavoro che – come ha spiegato Fulvio Fammoni, presidente dell'Associazione Trentin – sarà utile ai patronati, a tutti gli operatori del settore e più in generale a tutti quelli che vorranno capire in che cosa consiste oggi il sistema della previdenza complementare. Una ricerca, curata da Clizia Savarese, che si è trasformata quindi nella Guida più aggiornata sul sistema della previdenza integrativa. Molto interessanti (e preoccupanti) in particolare le risposte dei giovani lavoratori che continuano a sottovalutare l'importanza di cominciare per tempo a costruirsi la pensione integrativa.
La maggioranza dei giovani interpellati, ha spiegato Clizia Savarese, pensa di essere troppo giovane per porsi il problema della pensione, oppure pensa che sarebbe comunque più conveniente tenere il Tfr in azienda. Alcuni sono convinti addirittura che avranno una pensione pubblica decente, come è successo ai loro padri, ma soprattutto ai loro nonni. Cosa che evidentemente, con l'attuale assetto della previdenza, non sarà mai possibile. Per questo è necessario, per il sindacato e per il suo patronato Inca, ricominciare a occuparsi direttamente di previdenza complementare, oltre che di previdenza pubblica.
“Deve diventare un tema fondante per il patronato – ha spiegato Morena Piccinini, presidente dell'Inca. Ce ne vogliamo occupare e preoccupare perché ogni anno siamo chiamati a fornire migliaia di consulenze sul futuro previdenziale dei lavoratori e delle lavoratrici che si rivolgono a noi. La consapevolezza di tutti deve essere che non si può fare adeguata e completa consulenza previdenziale, soprattutto più per i più giovani, se non si uniscono i due aspetti, sia per coloro che già hanno aderito alla previdenza complementare, sia e soprattutto per coloro che non hanno aderito. Ed è per questo che ci siamo voluti dotare di uno strumento di lavoro come la Guida che presentiamo oggi.”
L'intento dell'Inca e della Cgil (oggi alla presentazione della Guida è intervenuta Vera Lamonica, segretario confederale) è quello di rilanciare l'informazione tra i lavoratori, ma nello stesso tempo fare pressione sulla politica e quindi sul legislatore affinché si correggano i tanti errori che sono stati fatti in questi anni sul fronte delle pensioni: a partire ovviamente dalle distorsioni introdotte più di recente dalla riforma Monti-Fornero, ma anche dalle tante incompiute che si sono registrate dopo le riforme storiche degli anni Novanta. “Molti dei provvedimenti che si sono succeduti in questi anni hanno anche prodotto una rottura dell’equilibrio tra i diversi fattori che connotavano la riforma Dini – ha spiegato Morena Piccinini - cambiandone profondamente il senso e gli obiettivi e hanno permesso l’aumento dell’impatto negativo sulle singole persone di fattori quali la disfunzione del mercato del lavoro o le alterne fasi dell’economia”.
Sia Piccinini, sia Vera Lamonica hanno poi criticato duramente in particolare i più recenti interventi del governo Renzi sul sistema dei fondi pensione, a partire dall'aumento della tassazione (dall'11 al 20%), per passare alle norme sul prelievo del Tfr in busta paga (che per fortuna non riscuote successo tra la maggioranza dei lavoratori). Il governo attuale, che in questo senso risulta in perfetta continuità con i precedenti è anche responsabile della mancata informazione ai lavoratori. Una vera campagna istituzionale del Ministero del lavoro – è stato detto oggi durante la presentazione della Guida dell'Inca – non è mai stata realizzata.
La confusione tra i lavoratori è tanta ed è questo sicuramente uno dei motivi di un'adesione che continua a rimanere troppo scarsa nel mondo del lavoro dipendente. Molto interessante nella Guida anche la parte di dati che riguarda l'andamento delle adesione ai diversi fondi pensione e la descrizione di tutto il sistema nel suo complesso. Alla fine del 2013 erano operanti 510 forme pensionistiche complementari. Di questi 39 (ora sono diventate 37) riguarda i fondi pensione negoziali dei sindacati. Rispetto a una platea potenziale di 25,5 milioni di persone, che comprende non solo gli occupati, ma anche coloro che sono in cerca di occupazione, il tasso di partecipazione alla previdenza complementare è stato del 24,3%. Per i dipendenti del settore privato, i soli interessati dal meccanismo del conferimento del Tfr, il tasso di adesione è salito al 32,2%.
Nella Guida è possibile verificare anche l'andamento degli investimenti, la loro tipologia e soprattutto i rendimenti. Nonostante la crisi pesantissima che è cominciata nel 2008 il sistema dei fondi pensione ha tenuto e i rendimenti sono stati all'altezza delle aspettative. Un dato, questo della tenuta finanziaria dei Fondi negoziali, su cui hanno insistito tutti gli ospiti intervenuti alla presentazione (alla tavola rotonda coordinata da Fulvia Colombini del collegio di Presidente dell'Inca, hanno partecipato Mauro Marè, presidente Mefop, Leonario Tais, direttore centrale Area vigilanza Covip, Michele Tronconi, presidente Assofondipensione, Mauro Agazzi, direttore Fondo pensione Cometa, Marco Lo Conte, giornalista del Sole 24 ore).
La discussione di oggi è stata anche utile per l'avvio di un ripensamento qualitativo (e strategico) del sistema della previdenza complementare. Si tratta di una questione centrale perché i fondi pensione, già dalla prima impostazione legislativa, hanno sempre avuto una doppia missione: la prima, quella prioritaria ovviamente, è la costruzione di una rendita previdenziale che si affianchi alla pensione pubblica al momento dell'uscita dal mercato del lavoro attivo.
Ma l'altra funzione, sul piano economico, che era stata pensata per il sistema dei Fondi integrativi è quella dell'utilizzo produttivo delle risorse finanziarie, ovvero della possibilità di dedicare agli investimenti nell'economia reale le risorse da investire. Tutti i fondi pensione investono infatti su prodotti finanziari sicuri che assicurano una crescita dei portafogli di risparmio. Ma invece di invece in modo casuale sarebbe utile investire in funzione delle esigenze di rilancio del paese.
E non sarebbe male cominciare a praticare esperienze nuove di investimento etico, come ci ha raccontato per esempio questa mattina Mauro Agazzi, presidente del più grande fondo pensione italiano (Cometa, il fondo dei metalmeccanici) a proposito di alcuni progetti nuovi sul fronte del contrasto al lavoro minorile e in favore dell'investimento ecosostenibile in campo ambientale. E non è un caso, come ha ricordato nelle conclusioni Vera Lamonica, che la Cgil abbia messo tra i tre punti di proposta in alternativa al Def del governo proprio l'utilizzo virtuoso delle risorse dei fondi pensione ai fini degli investimenti pubblici nell'economia reale.
Un discorso che si sposa con la richiesta del sindacato e dell'Inca di ripensare le troppe rigidità del sistema della previdenza pubblica e di quella complementare. “Penso che di fronte alla grande rigidità del sistema di previdenza pubblico con il rischio di avere una strutturalità di disoccupazione anziana senza reddito e senza diritto a pensione – ha detto Morena Piccinini - non sarebbe male se i fondi pensione mettessero a disposizione una anticipazione della rendita spettante negli ultimi anni precedenti il diritto alla pensione pubblica, una anticipazione che si possa unire ad un reddito a part-time o a prestazioni di sostegno al reddito. Insomma, di fronte ad un sistema pubblico sempre più rigido, proprio la previdenza complementare potrebbe mettere in campo soluzioni, certamente non esaustive, di maggiore flessibilità per incrociare i bisogni delle persone in difficoltà”. Insomma il capitolo previdenza, con le proposte dell'Inca e della Cgil, è riaperto.