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“Non credo ci siano alternative: o utilizziamo le risorse dei fondi strutturali per colmare i nostri deficit nei settori strategici, oppure condanniamo la Sicilia e la nostra economia alla marginalità e alla subalternità rispetto al governo nazionale, a cui saremo costretti a elemosinare con il cappello in mano”. A dirlo è il segretario generale della Flai Cgil di Catania, Alfio Mannino, in un'intervista pubblicata sul sito web della Camera del lavoro siciliana: “Bisogna avere il coraggio - osserva - di fare scelte e selezionare la spesa per il rilancio dell’apparato produttivo. Non possiamo avere la qualità di spesa avuta sinora nella quale l’hanno fatta da padrone le spese parassitarie, clientelari, assistenzialistiche, e che vedono corruttela e malaffare”.
Gli investimenti devono riguardare i settori strategici. “Non possiamo continuare - è il suo ragionamento - a non avere una politica energetica che punti su green economy e nuove frontiere dell’economia. La green economy dà risposte positive in tutto il mondo, e non solo in America Latina, ma anche in Europa. Produrre meno energia solare di quanto ne produca la Germania dà il senso del fallimento delle politiche adottate sin qui”.
Anche l’utilizzo virtuoso del ciclo dei rifiuti può dare frutti: “Si possono produrre risorse che consentono ai cittadini di pagare di meno e alla Regione di uscire dalla logica emergenziale, in cui tutto va in discarica. Una impiantistica moderna riesce d’un lato ad abbattere i costi e, dall’altro, a produrre economia superando le discariche private con tutto il malaffare che recano. Dopo i dati di questi giorni dello Svimez che parlano, per la Sicilia, di una persona sui tre a rischio povertà, dobbiamo avere la capacità di costruire politiche attive per la crescita economica e sociale. Questa opportunità non la possiamo perdere”.
Ne beneficerebbe anche l'agricoltura. “In questo settore - dice il segretario della Flai - è necessario sfruttare le opportunità derivanti dai fondi strutturali, ma è anche necessario favorire processi aggregativi delle nostre eccellenze per aggredire i mercati in maniera forte e autorevole. Non possiamo permetterci un’agricoltura parcellizzata com’è quella attuale. La Sicilia ha enormi potenzialità e i segnali che giungono da Expo ne sono la testimonianza. Stiamo offrendo in una vetrina internazionale prodotti di alta qualità che vengono apprezzati. Ma tutto ciò rischia di essere fine a se stesso se non riusciamo a fare sistema ritrovandoci con l’ennesima occasione mancata”.
L'esponente della Cgil parla di industria agroalimentare in vista dell’importante appuntamento del rinnovo contrattuale. “Abbiamo presentato la piattaforma, la discussione si aprirà nel mese di settembre. C'è la consapevolezza che il rinnovo sarà particolarmente difficile per la congiuntura economica e per questioni di natura generale, in quanto la controparte mette in discussione il modello contrattuale vigente. La richiesta economica è ambiziosa, circa 150 euro, e abbiamo posto anche alcuni elementi per superare le distorsioni messe in campo dal Jobs Act. È chiaro - sottilinea - che sarà difficile dare risposte positive alle criticità emerse con la recente riforma che ha precarizzato ulteriormente il mondo del lavoro attraverso il contratto, ma abbiamo l’obbligo di provarci e lo stiamo facendo con tutte le nostre forze”.
L’industria agroalimentare, in Sicilia, può essere un asset strategico su cui investire. “Abbiamo le eccellenze, ma non riusciamo a chiudere la filiera perché non possiamo contare su attività di trasformazione e commercializzazione adeguate. La Sicilia è la quinta regione per produzione agricola, ma la tredicesima per lavorazione e trasformazione dei prodotti. In questo scarto è la mancanza di valore aggiunto e il fatto che perdiamo migliaia di posti di lavoro. Riuscendo a ridurre questo gap - conclude - sicuramente potremo dare risposte significative in termini occupazionali”.