La Flc Cgil Lombardia esprime forte preoccupazione per quanto intrapreso dalla giunta regionale Lombardia in merito alla richiesta al governo di maggiore autonomia sulle materie relative a istruzione, università e ricerca. L’art. 116 della Costituzione prevede la possibilità per le Regioni a statuto ordinario di chiedere maggiori forme e condizioni di autonomia in accordo con il governo. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, in modo diverso, hanno intrapreso il confronto sia con il precedente governo che con l’attuale su svariate materie concorrenti. La bozza di richiesta di autonomia differenziata, non ancora pubblica, presentata da Regione Lombardia al governo per un’intesa su ben 23 materie, tra cui l’istruzione, l’università e la ricerca, è pericolosa per la tenuta del sistema nazionale dei settori della formazione e della conoscenza. Lo sostiene Tobia Sertori, segretario generale Flc Cgil Lombardia.
In riferimento a tali materie, Regione Lombardia avanza la richiesta di un’autonomia, per la scuola, sulla disciplina delle funzioni e dell’organizzazione delle scuole; sulla gestione e distribuzione delle dotazioni organiche del personale, disciplinandone il rapporto di lavoro in ruoli regionali con contratti collettivi regionali; sulla disciplina e la composizione delle funzioni degli organi collegiali nella scuola; sul passaggio di tutto il personale dell’ufficio scolastico regionale e degli uffici scolastici territoriali alla Regione. Per l’università la richiesta di competenza legislativa e amministrativa, la programmazione universitaria, la regionalizzazione del fondo ordinario e la definizione di quote premiali, la disciplina dei requisiti e criteri per la figura del ricercatore d’impresa, l’impiego nelle università di personale a contratto secondo strumenti di diritto privato del lavoro. Per la ricerca la richiesta di competenza legislativa e amministrativa in materia di ricerca scientifica, gestione del fondo unico per la ricerca scientifica, l’istituzione di una sezione speciale per la funzione di valutazione a livello regionale, la disciplina e l’istituzione della figura del ricercatore e definizione di uno specifico inquadramento contrattuale. Questa è solo una parte del contenuto della proposta di Regione Lombardia al governo in tema di scuola, università e ricerca. È evidente che il rischio di una destrutturazione del sistema nazionale è concreto, prosegue Sertori.
Questa filosofia e questa scelta politica di un regionalismo spinto tra regioni ricche e regioni meno ricche non rispettano il mandato costituzionale della garanzia del principio di uguaglianza e di un livello nazionale delle prestazioni. La Flc Cgil ritiene prioritaria la garanzia dell’unità del sistema paese e dell’esigibilità dei diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale. È contraria all’idea secondo cui l’offerta formativa, i diritti siano un bene limitato alle condizioni di dove si abita e della regione di appartenenza. L’attribuzione di ulteriori forme di autonomia è possibile solo dopo aver introdotto (come prevede la Costituzione) i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) su tutto il territorio nazionale. Da questo punto di vista i Lep costituiscono il limite da cui le Regioni devono partire per ottenere forme ulteriori di autonomia. Dal punto di vista sindacale siamo contrari a una differenziazione del rapporto di lavoro del personale tra le Regioni. Difendiamo il diritto a un contratto collettivo nazionale di lavoro che, a parità di lavoro, preveda parità di salario e parità di diritti. Le contrattazioni di scuola, di ateneo e di ente sono deputate, secondo le indicazioni del Ccnl, a regolare il salario accessorio, le prestazioni aggiuntive delle lavoratrici e dei lavoratori, salvaguardando la funzione nazionale di tutto il personale. “Non possono esserci scelte politiche che nel nostro Paese non si confrontino con la Costituzione – conclude Sertori –. E la nostra Costituzione è chiara”.