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Un progetto per i prossimi anni, che rimetta al centro la salute e la sicurezza dei lavoratori, fronteggiando una sorta di “oblio” che ha avvolto la materia. È questo quanto elaborato dal ricostituito Dipartimento Salute e sicurezza della Fisac Cgil, avvenuto all’indomani del congresso che ha eletto la nuova segreteria nazionale. Un programma di vasto respiro per combattere i crescenti danni alla salute nel settore, in particolare quelli legati alle rapine e allo stress lavoro correlato, e per diffondere la conoscenza delle possibilità offerte dalle norme di entrare nell’organizzazione del lavoro aziendale (come, ad esempio, lo stress dovute alle politiche commerciali, su cui il Ccnl appena rinnovato non ha fatto purtroppo grandi passi avanti).
Il nostro progetto individua, anzitutto, le organizzazioni regionali come crocevia tra Rls, strutture territoriali e strutture aziendali. Va ricordato che la Fisac ha una particolare organizzazione a livello aziendale, con organismi strutturati, delegati alla relativa contrattazione, che ormai va ben oltre la sola contrattazione di secondo livello, ma è quasi permanente. Nostra prima esigenza è quindi organizzare una campagna di formazione degli Rls: stiamo determinando i bisogni formativi attraverso un questionario erogato agli Rls, e realizzato un catalogo formativo per tutti i livelli di professionalità raggiunti dai Rappresentanti. Il percorso è intrecciato con iniziative politico-formative che stiamo promuovendo nei territori (i primi sono Sicilia, Puglia, Umbria, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte). Infine, abbiamo ricostruito il database degli Rls, che ci permetterà di tornare a indire l’assemblea nazionale dei Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, che riteniamo essenziale per la crescita della conoscenza della materia e la loro professionalizzazione.
Nello stesso tempo stiamo aprendo un secondo canale d’intervento, quello con i coordinamenti aziendali, dove spesso si realizzano accordi che hanno ricadute sulla salute e sicurezza. L’obiettivo del Dipartimento è fornire a ogni singolo coordinamento aziendale tutto l’appoggio tecnico necessario a una buona contrattazione, sapendo che le risorse in mano ai datori di lavoro permettono loro, sui temi appunto della sicurezza, analisi e soluzioni di parte elaborate dai migliori professionisti presenti sul mercato.
Il tema centrale della nostra attività è il problema dello stress lavoro correlato, in particolare legato alla vendita dei prodotti commerciali e finanziari. Tra gli operatori del credito registriamo casi di suicidio, malattie psicologiche gravi e un’elevata assunzione di psicofarmaci. La crisi che ha investito anche il settore creditizio, facendolo nei fatti rinunciare al ruolo di sviluppo economico del territorio, ha spinto le banche a concentrarsi sugli utili derivanti dalla vendita di questi prodotti allo sportello, con politiche aggressive nei confronti della clientela e spesso non rispettose della salute dei lavoratori. Le continue pressioni sui dipendenti (dai dirigenti fino all’ultimo venditore) per la realizzazione degli obiettivi di vendita di prodotti per cui i lavoratori non sono formati e i clienti spesso disinformati, senza chiarezza sulla loro qualità e sul reale ritorno economico, provocano i danni sopra accennati. È evidente che occorra cambiare l’organizzazione del lavoro delle aziende, ma questo è un tema che le banche ritengono proprio, e può essere intaccato solo attraverso l’applicazione delle norme su salute e sicurezza. Sempre su questo argomento, stiamo lavorando sulla possibilità di promuovere un questionario che permetta una corretta rilevazione dello stress esistente nei maggiori istituti di credito e sia opponibile alle rilevazioni aziendali, in quanto elaborato da un pool universitario e correttamente validato.
Altro tema di primaria importanza è il rischio rapine. L’Abi lo ritiene praticamente superato grazie ai provvedimenti tecnologici adottati e concordati con le Prefetture, non coinvolgendo le organizzazioni sindacali. Riteniamo, invece, che rimangano aperti tutti i fattori di rischio presenti nell’accordo Stato-Regioni, quali l’uso di mezzi e sistemi per la difesa del contante non pericolosi per i lavoratori, l’adeguata formazione a tutto il personale su questo rischio, l’intervento medico post-rapina e il successivo monitoraggio, la revisione post-rapina del Documento di valutazione dei rischi.
L’ultima questione riguarda il tentativo che stiamo facendo di rinnovare l’accordo sulle agibilità degli Rls, disdettato dall’Abi nel 2013. La disdetta ha lasciato il settore alla mercé delle interpretazioni della legge da parte delle aziende, provocando il crollo del numero degli Rls per effetto sia del divieto dell’Abi di procedere all’elezione degli stessi sia della ristrutturazione pesante e continua del settore, che ha visto sparire, fondersi o ridurre il numero delle aziende, assieme a una riduzione senza precedenti dei lavoratori. La lunga assenza dell’accordo ha dato luogo a contenziosi e ricorsi presso la Commissione interpelli del ministero del Lavoro, cui la stessa si è sempre sottratta, venendo meno al ruolo d’imparzialità che dovrebbe avere. Siamo quindi in attesa della convocazione da parte dell’Abi per aprire la trattativa e ridare al settore un accordo dovuto e divenuto indispensabile.
* segretario nazionale Fisac Cgil