“Oggi siamo qui a Siena, in uno dei luoghi simbolo della crisi e del riassetto del sistema bancario toscano, non casualmente. Qui c’è la storica banca della città, Mps, al centro di una vicenda pesantissima, costata sacrifici, salario e peggioramento delle condizioni di lavoro per l’insieme dei dipendenti”: lo ha detto il segretario generale Daniele Quiriconi nella sua relazione introduttiva al primo giorno del 9° congresso della Fisac Cgil Toscana, (preceduto da circa 200 assemblee di lavoratori all’interno della categoria che rappresenta i bancari) presso il Santa Chiara Lab a Siena. Alle 15:30 si è tenuta una tavola rotonda sui temi della legge Finanziaria, delle banche e dell’Europa tra Pier Carlo Padoan, Stefano Fassina e Agostino Megale, leader della Fisac nazionale. Domani pomeriggio, alla fine del Congresso, sono previste l’elezione delle cariche locali e la votazione dei documenti congressuali.
Ha proseguito Quiriconi, sempre sulla vertenza Mps:“C’è stato un piano straordinario di tagli, concordato con le autorità monetarie e politiche europee, fatto di 4.800 esuberi - 3.000 già realizzati - e 600 chiusure di sportelli - di fatto, 500 già effettuate -. Una vertenza complessa, che chiediamo non proponga ulteriori colpi di scena rispetto ai piani industriali presentati, susseguenti a eventuali interventi sulla governance, dopo un percorso concordato, che deve avere al centro comunque l’unitarietà dell’azienda attraverso un confronto di merito con le organizzazioni sindacali”.
Nella sua relazione, il dirigente sindacale ha toccato anche il tema della manovra del governo e dei rischi per lo spread: “Difficile dire cosa determinerà una manovra di bilancio che va incontro agli strali delle autorità europee: preoccupano l’andamento dello spread e alcune misure demagogiche verso le banche, contenute nel Def, come la riduzione di 14 punti della deducibilità degli interessi passivi o quella delle svalutazioni spalmate su più anni. Certo, ci attendiamo un restringimento del credito e un aumento degli interessi per le famiglie. Diciamo questo perché, in autonomia, ci sentiamo liberi di valutare le scelte di questo governo, come abbiamo fatto in precedenza”.
Nel periodo intercorso dal congresso del 2014 ad oggi, il settore bancario ha assistito alla più grande riorganizzazione della sua storia, per effetto della crisi finanziaria e del default di alcuni istituti, per i salvataggi pubblici e privati, per i processi di concentrazione e di digitalizzazione, che hanno impattato su occupazione, sportelli, servizi per i cittadini. In quattro anni in Toscana si sono avuti 300 sportelli chiusi, 4.000 lavoratori in meno (10.000 dal 2008), impieghi che sono passati da 98,9 miliardi del giugno 2014 ai 91,5 miliardi del giugno 2018 (erano 120 miliardi nel 2010). Sulla base di questi numeri, Quiriconi ha ricordato l’impegno per salvaguardare occupazione e servizi nel settore: “La Toscana è stata l’epicentro del collasso e del riassetto del sistema bancario: Etruria, Mps, BpVi, le Casse locali, Volterra, San Miniato e altre, con le loro ristrutturazioni, i salvataggi tardivi, i conflitti generati tra risparmiatori e lavoratori sui territori. E, lo abbiamo detto e scritto più volte, sportelli chiusi e posti di lavoro perduti, intere comunità periferiche abbandonate senza agenzie o bancomat e al più… con la banca dei tabaccai. E in una temperie difficilissima, nel corso della quale sono state travolte anche le società di confidi, le finanziarie regionali, le piccole agenzie di assicurazioni, noi siamo riusciti a difendere l’occupazione, dare prospettiva e, con gli accordi e la contrattazione, come è stato recentemente fatto per il passaggio dei lavoratori da Fidi Toscana a St e prima ancora per i lavoratori di piccole aziende assorbite in Assicoop, a mantenere anche l’Aaticolo 18, ben prima che la sentenza della Corte ne spazzasse via una parte. Intendiamoci, nè più nè meno di ciò che si doveva fare, ma non è stato semplice. Siamo stati mossi anche dall’idea che fosse necessario fare sistema: dai lavoratori ai consumatori, dai cittadini alle istituzioni locali e da qui l’accordo con la Regione Toscana con l’istituzione del tavolo di monitoraggio della crisi nel periodo più drammatico del settore”.
Il segretario della Fisac regionale non ha nascosto l’amarezza per chi ha sbagliato e non ha pagato: “Le vertenze sulle grandi banche una cosa in comune, in modo particolare, l’hanno avuta ed è uno specchio del Paese: dirigenti, banchieri e manager che hanno distrutto ricchezza e patrimonio collettivo e che, dall’alto dei loro stipendi milionari non legati ad alcuna performance virtuosa, si sono prontamente riciclati nelle aziende di Stato o in altri istituti, senza pagare alcun prezzo personale. Non ce n’è uno in galera e i risarcimenti patrimoniali sono stati irrisori”.
Infine, il sindacalista ha concluso, guardando al futuro del settore, con un invito al sindacato e alle controparti: “L’aumento dei servizi finanziari da parte di operatori ‘spuri’, con lo stravolgimento del mercato che proporrà, invita le rappresentanze del lavoro a uscire dalla pigrizia e dalla consuetudine per affrontare con rinnovata forza i temi di una nuova organizzazione del lavoro, di una gestione e riduzione degli orari in termini innovativi, fuori da logiche conservative e neo-corporative. E impone un salto di qualità alle nostre controparti, prigioniere di una visione e di un’idea ragionieristica, specie nella catena di comando mediana, su obiettivi da raggiungere a qualunque prezzo, con conseguenti pressioni verso i lavoratori e con un’azione improntata alla razionalizzazione della presenza sul territorio, assolutamente incurante delle ricadute sulle persone più deboli e di conseguenza della funzione sociale di una banca”.