Il Maggio Musicale Fiorentino, da anni, sta vivendo una profonda crisi dalla quale, nonostante i sacrifici richiesti a più riprese ai lavoratori, non si è riusciti a risollevarlo. Ora l’attenzione di tutti è concentrata sul licenziamento e il ricollocamento dei 28 lavoratori che dovrebbero passare ad Ales, ma il problema è ben più ampio e ben più profondo e riguarda la sopravvivenza stessa del Maggio. “Il futuro del Maggio Musicale è a rischio: chiediamo un incontro di confronto al sindaco Dario Nardella e al presidente della Regione Enrico Rossi, dove discutere della questione a 360 gradi”, hanno detto stamani in conferenza stampa presso la Camera del lavoro di Borgo Greci Paola Galgani, segretaria generale di Cgil Firenze, e Roberto Pistonina, segretario generale di Cisl Firenze (a fianco a loro, Cristina Pierattini di Slc Cgil e Angelo Betti di Fistel Cisl).
Dal 2013 ad ora il debito è passato da 54 a quasi 70 milioni di euro, le consulenze esterne negli ultimi due anni hanno toccato la somma di un milione e mezzo di euro, mentre i lavoratori sono calati da 358 a 305 e hanno accettato tagli all’integrativo aziendale. “Le procedure di licenziamenti non sono servite a risolvere una situazione che resta drammatica, vogliamo incontraci con la proprietà per parlare complessivamente della situazione del Maggio, siamo preoccupati per il presente e il futuro di un’istituzione fondamentale per Firenze e l’Italia - ha detto Galgani -. Il Maggio fa una produzione culturale che va mantenuta e rilanciata: serve che si metta in campo quello che nelle aziende private si chiama ‘Piano industriale’, dove si indicano gli obiettivi e come raggiungerli. Comune e Regione sono i due enti che controllano e finanziano il Maggio con risorse pubbliche, si deve rendere conto sulla gestione”.
“Il messaggio deve essere chiaro e inequivocabile: è in gioco la sopravvivenza del Maggio musicale - ha aggiunto Pistonina - . Questo è l’anno della svolta, o si interviene ora con un Piano industriale capace di invertire la rotta, oppure il Maggio entra in una situazione drammatica da cui appare impossibile salvarlo. Il vero problema non è il costo del personale, ma un debito che ormai è insostenibile e la necessità di un vero Piano industriale di rilancio. Per questo chiediamo l’intervento della proprietà, con il sindaco e presidente della Fondazione Dario Nardella e col presidente della Regione Enrico Rossi, per dare una svolta alla situazione di un ente lirico che è un’eccellenza nel mondo e un riferimento importante per la cittadinanza, e che a noi preme salvaguardare nell’interesse della collettività”.
Per venerdì 3 febbraio è previsto uno sciopero dei lavoratori per tutta la giornata. “Non abbiamo niente di personale contro il sovrintendente Bianchi, non facciamo proteste per il gusto di farle anche perché scioperare costa ai lavoratori. Se la politica e la proprietà vogliono entrare in gioco, siamo pronti a fare il nostro mestiere: negoziare”, è la linea di Cgil e Cisl.