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Stamani i commissari straordinari di Ilva hanno inviato alle organizzazioni sindacali di categoria nazionali e territoriali di Taranto e Marghera la comunicazione di avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria per 4.984 lavoratori di Taranto e tutti gli 80 lavoratori dello stabilimento di Marghera. Lo ricorda il sindacato delle tute blu. Per Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom, Giuseppe Romano e Antonio Silvestri, segretari generali delle Fiom di Taranto e Venezia, “l'iniziativa presa dai commissari dell'Ilva è inaccettabile. La Fiom è assolutamente indisponibile ad aprire qualunque confronto in materia di cigs a livello territoriale, cosa già esplicitata nell'incontro di questa mattina a Taranto tra l'azienda, le segreterie sindacali e le Rsu”.
Non è pensabile - a loro avviso - che i commissari straordinari dell'Ilva, alla vigilia della presentazione dei piani ambientali, industriali e occupazionali delle due cordate in corsa per l'acquisizione del gruppo, "predeterminino esuberi quantitativamente inaccettabili per la tenuta occupazionale e industriale dell'Ilva futura, provando a fare il lavoro sporco preventivamente. Tali numeri, inoltre, contraddicono le stesse dichiarazioni che i commissari hanno reso qualche giorno fa in sede di audizione parlamentare, dove hanno illustrato un trend positivo di crescita di capacità produttiva dello stabilimento di Taranto passato da 4,8 milioni di tonnellate nel 2015 a 5,8 nel 2016”.
A questo punto, continua la Fiom, "non è più rinviabile che il governo convochi il tavolo al ministero dello Sviluppo economico per aprire un confronto su quanto sta avvenendo in Ilva e quali sono le prospettive, anche alla luce dell'imminente presentazione dei piani. Qualora ciò non accada in tempi rapidi sarà necessario avviare una mobilitazione generale in tutto il gruppo”.
Qualunque sarà l'acquirente, puntualizza il sindacato, "deve essere chiaro fin da adesso che il parere positivo della Fiom sarà vincolato strettamente alla conclusione del processo di risanamento ambientale spinto per lo stabilimento pugliese che consenta una capacità produttiva adeguata a mantenere il livello occupazionale attuale a Taranto e l'alimentazione di tutti gli altri siti, a partire da Genova in cui va riconfermato l'accordo di programma". A tal fine vanno "individuati ammortizzatori sociali finalizzati a questo processo, che non individuino esuberi strutturali e che garantiscano il mantenimento del livello salariale attuale, sia per lo stabilimento di Taranto che per gli altri siti del gruppo, Genova, Novi Ligure, Racconigi, Paderno Dugnano, Legnaro (Padova), Marghera e Milano”.
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