"Quella di domani a Roma sarà una grandissima manifestazione: un corteo per la democrazia e i diritti, con una massiccia e pacifica partecipazione. Chi ha altre intenzioni non è benvenuto a questa iniziativa”. Lo ha dichiarato ai microfoni di RadioArticolo1 Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, ospite della trasmissione Italiaparla. "Al ministro Maroni e all’allarme che ha lanciato ieri, dico: ognuno faccia il proprio mestiere. Non condivido e trovo preoccupante quanto ha detto. Pensi a garantire la sicurezza dei cittadini e dei manifestanti".

"Sì ai diritti, no ai ricatti", questo lo slogan della manifestazione. Per Fammoni i diritti "sono la dignità e il valore del lavoro. In una fase di crisi ci sono tanti modi in cui si cerca di metterli in discussione. In questi mesi anche la crisi è stata usata per farlo. Pensiamo agli accordi separati e alle deroghe al contratto nazionale".

"C’è poi il ddl lavoro che martedi torna alla Camera, una controriforma del diritto del lavoro con il ricorso all’arbitrato e l’introduzione, incredibile, dell’apprendistato a 15 anni. Iniziative che deprimono i diritti. A dispetto di un certo ottimismo di maniera diffuso da molti media, i lavoratori italiani sanno che in questo momento non c’è ragione per essere ottimisti. Per questo chiedono tutele per l’occupazione e per le proprie condizioni di vita, chiedono lavoro, diritti e sviluppo".

"Nessun paese al mondo, durante la crisi, avrebbe lasciato vacante per cinque mesi il ministero dello sviluppo economico". Per Fammoni, "il problema vero è che manca una politica di sviluppo di questo governo. Come si esce dalla crisi verrà deciso adesso, dalle scelte che si fanno. La manifestazione di domani parlerà a tutto il paese e a tutto il mondo del lavoro italiano".

"Come è noto, noi abbiamo sempre condannato iniziative contro le sedi sindacali e diciamo che bisogna smetterla. Ma non rinunciamo a portare avanti il nostro disaccordo sul merito delle questioni. Consapevoli che l’unità è un bene prezioso ma bisogna trovare un metodo condiviso - conclude -. E quando non si trova, l’unico modo è coinvolgere direttamente i lavoratori e chiedere loro un parere sulle grandi scelte".