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Giorgio Airaudo, Michela Spera, Roberta Turi e Rosario Rappa sono i componenti della nuova segreteria della Fiom guidata da Maurizio Landini. Un voto, quello odierno, resosi necessario dalle recenti dimissioni dei segretari Airaudo (che rientra) e Laura Spezia. Il Comitato centrale ha votato il nuovo organismo, proposto da Landini, con 98 sì, 2 contrari e un astenuto. Il quorum richiesto era di 93 favorevoli, pari al 50 per cento più uno degli aventi diritto. Erano presenti 140 membri: 101 hanno partecipato al voto, 39 no, segnando la spaccatura interna. Per la prima volta nella storia delle tute blu Cgil entrano due donne: Spera (bresciana) e Turi (romana). L'altro nuovo segretario, Rappa, è siciliano.
Polemico il segretario uscente Sergio Bellavita. "Landini ha deciso di rompere la maggioranza e di cacciare il sottoscritto con atto autoritario e dispotico perché ho espresso dissenso dalle sue posizioni. La Fiom non può avere lo stesso atteggiamento che ha Marchionne in Fiat". A suo giudizio la segreteria diventa monocolore: "Già era fuori l'area che fa riferimento al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso e ora viene fatta fuori la sinistra". Da qui la sua decisione di costituire l'area Rete 28 aprile (nata con Giorgio Cremaschi come opposizione nella Cgil) anche all'interno dei metalmeccanici.
Con una nota intervengono anche Gianni Venturi, Fabrizio Potetti, Augustin Breda, dell'area di minoranza Il lavoro e i diritti oltre la crisi nata al congresso del 2010. "In un contesto segnato dal drammatico aggravamento della crisi industriale e dei conseguenti problemi occupazionali e di reddito - commentano gli esponenti della mozione 1 - il segretario generale della Fiom si è assunto la responsabilità di proporre al Comitato centrale l'elezione della nuova segreteria secondo criteri non condivisi e non condivisibili".
Per i tre sindacalisti, la nuova segreteria "non fa riferimento né a una parte della ex maggioranza (Rete 28 Aprile) né all'area che si è riconosciuta nella mozione congressuale Il lavoro e i diritti oltre la crisi. Questa scelta lascia quindi una organizzazione divisa politicamente su tre aree e in cui la maggioranza ottiene appena il 53% degli aventi diritto al voto".