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Sarà una grande e bella manifestazione quella di sabato pomeriggio in piazza san Giovanni. I lavoratori metalmeccanici arriveranno a Roma da tutta Italia per chiedere il rispetto dei diritti, dei contratti, della democrazia sindacale, per il lavoro, i redditi e le tutele sociali. Contro un governo che da quando è nato compie sforzi sovrumani per dividere il sindacato e per indebolire i lavoratori, già duramente colpiti da una crisi che non accenna a dare tregua all’insieme del sistema produttivo industriale del paese.
Le bandiere della Cgil, delle categorie, delle strutture territoriali, sfileranno a fianco di quelle della Fiom, che organizza la manifestazione, perché non vi sono distinguo negli obiettivi di fondo della protesta, nella critica degli accordi separati e dell’introduzione delle deroghe nei contratti, nella richiesta alle organizzazioni firmatarie di verificare subito la rispettiva rappresentatività in tutti settori, nel privato e nella pubblica amministrazione.
Certo, l’esigenza di mettersi in gioco, di lanciare la sfida del confronto anche duro a governo e imprese, di innovare la contrattazione, di espandere le regole a chi ora ne è privo (specie i giovani precari), non può essere né taciuta né nascosta perché il futuro deve vedere la Cgil, come la Fiom, protagoniste del cambiamento. Anche se per riavviare il dialogo con le imprese bisogna essere almeno in due, nel caso italiano in quattro, perché le confederazioni sono tre e la Cgil è quella più rappresentativa.
E le riaffermazioni di identità di Cisl e Uil - in questo senso va interpretata la loro manifestazione di sabato scorso a Roma – vanno benissimo se però evitano di introdurre nuovi elementi di divisione e soprattutto di offrire una sponda al ministro Sacconi che vagheggia di un “unico” sindacato riformista (altro che identità!). Ma, in ogni caso, chi sfilerà a Roma con la Cgil e la Fiom sa bene che qualunque forzatura o, peggio, provocazione farà il gioco (anche mediatico) di chi vuole abbattere i diritti dei lavoratori. Come si è cercato di fare a Torino, Treviglio, Livorno, Lecco, Terni e a Roma contro la Cisl.
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