I sindacati siciliani sono stati convocati, il prossimo 10 ottobre, presso la sede del'assessorato regionale alle Autorità produttive per affrontare il tema degli investimenti per i bacini di carenaggio di Fincantieri. La richiesta di un incontro con l'assessore Girolamo Turone era stata sollecitata dalla Fiom e dalla Cgil Palermo con l'iniziativa “Parla il cantiere. Investimenti e lavoro per il futuro di Palermo” del 3 luglio scorso. “La nostra richiesta è nota, è quella di tornare  a costruire navi, come avviene in tutti gli altri cantieri italiani – dichiara Francesco Foti, segretario provinciale della Fiom Cgil –. Per questo stiamo sollecitando una risposta dalla Regione e dal ministero allo Sviluppo economico sulle possibilità di uno sviluppo futuro del Cantiere navale di Palermo partendo dagli investimenti previsti sui bacini, per garantire la prosecuzione delle tre missioni che hanno fatto la storia del nostro stabilimento: costruzioni, riparazioni e trasformazioni navali”.

E una richiesta di incontro con il ministro dello Sviluppo economico,  Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Di Maio, azionista di controllo di Fincantieri, per affrontare anche il “caso Palermo” è stata inoltrata in questi giorni dalla segretaria generale della Fiom Cgil nazionale Francesca Re David e dal coordinatore nazionale Fincantieri per la Fiom Fabrizio Potetti. Nella lettera a Di Maio, partendo dal fatto che la società Fincantieri è una grande multinazionale che gode oggi, superato un periodo di crisi, di un’importante fase di sviluppo, con  un portafoglio ordini di oltre 70 navi da costruire e carichi di lavoro medi per oltre 5,7 anni, la Fiom fa notare che  “questa grande mole di lavoro però non mette tutti i cantieri e le società del Gruppo nella stessa condizione”. “Nella lettera – spiega Foti – si mette in evidenza che in Italia e in Europa oggi c'è chi ha carichi di lavoro per oltre 10 anni, mentre altri vivono una profonda incertezza e non vanno oltre la costruzione di tronconi di navi da assemblare e da finire in altri cantieri italiani ed esteri, con fasi di forte riduzione di attività. Tra i cantieri penalizzati c'è il cantiere navale di Palermo”. “Nella richiesta di incontro – aggiunge Foti - si punta il dito sul fatto che il management Fincantieri ha strutturato un nuovo modello organizzativo che vede nella esternalizzazione di attività ritenute no-core e nella riduzione del personale, il suo fulcro. Già oggi ci sono alcuni cantieri dove la forza lavoro è a stragrande maggioranza organizzata in appalti e subappalti con una filiera lunga e frammentata fino all’inverosimile. Molti sono i pensionati al lavoro e i consulenti, mentre la disoccupazione è impressionante soprattutto delle giovani generazioni”, conclude Foti.