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“Il presidente di Confindustria Squinzi ha parlato di 'manina anti impresa', e ha detto che a Monfalcone c'è un altro caso Ilva. Io penso che quest'ultimo riferimento sia assolutamente improprio, perché richiama altri scenari, altri contesti, con un inquinamento ambientale vero e problemi di sicurezza per cittadini e lavoratori. Così come impropri sono gli allarmismi o i giudizi sommari su una vicenda che non va assolutamente drammatizzata, che è seria ma riguarda interpretazioni di norme e non l'inquinamento ambientale oppure la salute dei lavoratori”. E' quanto ha detto circa lo stop allo stabilimento Fincantieri di Monfalcone, il segretario generale del Friuli Venezia Giulia Franco Belci, ai microfoni di Italia Parla, su RadioArticolo1.
“La questione - ha detto Belci - riguarda scarti di produzione non inquinanti e verte sulla titolarità dello smaltimento di questi scarti. E un'indagine iniziata nel 2013, per la quale a suo tempo il Gip non ha ritenuto di rinviare a giudizio l'azienda. In primo grado l'azienda è stata assolta, ora invece c'è stato il sequestro. Auspichiamo è che si trovi un contatto tra la Procura e l'azienda e che vengano trovate delle soluzioni per impedire che il cantiere continui a rimanere chiuso. Non è possibile che questa vicenda si scarichi tutta sui lavoratori”.
“Ieri - ha poi detto - abbiamo incontrato la presidente della regione Friuli Venezia Giulia, abbiamo verificato la possibilità di una norma. Però le norme hanno il loro decorso, e purtroppo non è rapidissimo. C'è invece bisogno di un intervento immediato. Ricordo un precedente: quando fu sequestrata la ferriera del gruppo Lucchini per un problema molto serio di inquinamento, trovammo con il giudice una formula che consentisse il riprendere la produzione senza produrre inquinamento. Siccome la questione oggi è di natura puramente formale, mi auguro che si trovi rapidamente una soluzione simile”.
“Noi - ha continuato il sindacalista - speriamo non si vada al muro contro muro. Dall'azienda non abbiamo segnali in questo senso, e le dichiarazioni dell'amministratore delegato lasciano sperare che ci possa essere un filo diretto con la procura. Credo che il prefetto debba assumersi l'onere della mediazione e che il governo debba trovare degli strumenti, se serve anche legislativi, senza chiudere il cantiere. 5.000 persone non possono restare a casa a tempo indeterminato per una questione che alla fine è di natura formale”.
Per i lavoratori della produzione, tra l'altro, non si prospetta nemmeno l'utilizzazione della cassa in deroga. “Adesso - ha concluso Belci - stiamo cercando di capire come si potrebbe perlomeno ridurre il danno, ma è comunque impensabile che il cantiere rimanga chiuso una settimana.Ci sarebbe un danno al reddito dei lavoratori e un danno alla produzione, viste tutte le lavorazioni che sono in corso”.