PHOTO
Cancelli chiusi alla Fincantieri di Monfalcone dopo il provvedimento di sequestro di alcune aree eseguito due giorni fa dai carabinieri del Noe nell'ambito di un'inchiesta relativo allo stoccaggio di rifiuti. Questa mattina i cancelli si sono riaperti soltanto per far entrare circa 150 impiegati dell'amministrazione (e non dell'area produttiva). Nell'enorme cantiere di Monfalcone, infatti, si trova la sede dell'amministrazione dell'intero gruppo, che riprende l'attività dopo l'interruzione.
Ieri gli impiegati non sono potuti entrare a causa delle complesse procedure di autorizzazione all'ingresso nell'area. Fincantieri, infatti, ha sospeso tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere, dopo che alcune aree destinate alla selezione dei residui di lavorazione e definite "strategiche" per il regolare svolgimento dell'attività sono state sequestrate dai carabinieri del Noe su provvedimento emesso dal Tribunale penale di Gorizia.
L'inchiesta riguarda la gestione degli scarti di lavorazione nelle navi prodotti da parte delle ditte subappaltatrici di Fincantieri, che pero' non risultano titolari dell'autorizzazione a gestire i rifiuti. La contestazione riguarda in particolare il deposito temporaneo messo a disposizione da Fincantieri, dove i vari rifiuti vengono ammassati e quindi rimossi da parte di un'altra ditta subappaltatrice. Sono sette le persone indagate: l'ex direttore dello stabilimento e i titolari di sei aziende che lavorano all'interno del cantiere. Per loro l'ipotesi di reato è di attività di gestione di rifiuti non autorizzata.
La richiesta di sequestro - secondo un comunicato dell'azienda- si inserisce nell'ambito di un'indagine avviata nel maggio del 2013, ed era stata già respinta dal Gip presso il Tribunale di Gorizia, nonché da quest'ultimo Tribunale in sede di appello. Dopo l'accoglimento del ricorso per Cassazione presentato dalla Procura di Gorizia, però, il Tribunale è stato nuovamente investito della questione e questa volta ha disposto la misura cautelare del sequestro.
Il rischio, suffragato dalle voci riportate dalle agenzie di stampa, è la procedura per la richiesta di cassa integrazione per un numero imprecisato dei dipendenti dell'impianto. Nei cantieri di Monfalcone lavorano circa 4.500 persone, delle quali oltre 1.500 dipendenti diretti di Fincantieri, il restante operai delle società in appalto. Al cantiere sono in costruzione alcune navi, grazie anche alla ripresa degli ordinativi, tornati a livello pre-crisi del 2007.
Con il gruppo cantieristico si sono schierati un po' tutti, sindacati e industriali, con il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che da Brescia ha definito senza mezzi termini il sequestro una "'manina' anti impresa". La presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha comunicato l'interessamento della Regione con un "monitoraggio costante" della situazione, assieme ai ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico.
Si ventila anche una soluzione di carattere legislativo, legata anche all'altra emergenza dell'Ilva di Taranto. "Non escludiamo a questo punto un intervento normativo di emergenza", ha affermato in serata il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. "Ci sono le premesse per una soluzione che consenta la riapertura ravvicinata", ha aggiunto il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, che confida "nell'azione rapida della magistratura" e "nel lavoro svolto da Fincantieri".