“Mentre il ministro Brunetta continua imperterrito a lanciare guerre improbabili alla cattiva educazione dei dipendenti pubblici e crociate legalitarie tutte mediatiche contro la cattiva amministrazione pubblica, il governo avanza nella sua opera di smantellamento dello Stato, delle sue articolazioni più sensibili, quelle che garantiscono la tutela e la salute dei cittadini. Il processo di privatizzazione di pezzi dello Stato appare ineluttabile”. A dirlo in una nota è il segretario generale della Fp Cgil nazionale, Carlo Podda.

“Dopo aver ceduto al mercato l'acqua e il ciclo dei rifiuti - si legge nella nota -, sottraendoli al controllo pubblico, dopo avere ridato le redini della pubblica amministrazione alla politica nazionale e locale, adesso si mette in atto un inesorabile processo di privatizzazione che, partendo dal ministero della Difesa e passando per la Protezione civile e la Croce rossa, ‘esternalizza’ alcune competenze di questi soggetti pubblici, tra l'altro quelle più redditizie”.

“Difesa Servizi spa è stata inserita in Finanziaria - prosegue Podda -, e adesso si avanzano, in un clima generale di confusione, proposte di privatizzazione mediante lo strumento della società per azioni per la Protezione civile, e un analogo processo per quel che riguarda la croce rossa Italiana, del quale ai sindacati e ai lavoratori non è dato sapere alcunché. Un processo - sottolinea il dirigente sindacale - che non possiamo accettare in linea di principio, e che non può certo avvenire in totale assenza di confronto o, come nel caso della difesa, scavalcando ogni procedura dopo un lungo iter, inserendo nottetempo una riforma così importante con un emendamento in Finanziaria”.

“Chiediamo al governo - aggiunge il segretario - un'immediata convocazione per discutere di questi provvedimenti in sede formale, dato che il confronto finora si è giocato su comunicati stampa e indiscrezioni giornalistiche. Il perpetrarsi di un atteggiamento omissivo e superficiale rischia di dare adito a dubbi troppo pesanti per essere sottaciuti, apparendo - conclude Podda - una tale gestione dei beni e delle strutture dello Stato personalistica e autoreferenziale, poco ispirata al bene comune, e spesso più indirizzata a costruire nuove possibilità di profitto per pochi a scapito della collettività che non alla razionalizzazione delle spese e all'efficientamento della pubblica amministrazione”.