"Ancora una volta un’indagine e degli arresti nel mondo malavitoso dello sfruttamento delle persone negli appalti della logistica. Ancora una volta nel Veneto e all’interporto di Padova. Molti anni sono passati dallo scandalo della 'cricca della logistica', in cui come sindacato ci siamo costituiti parte civile, e ancora non ci sono sentenze, condanne e colpevoli. La nuova legge contro il caporalato si dimostra strumento importantissimo nella lotta ai criminali degli appalti e aiuta a far luce su un fenomeno che è sistema in questo settore, a partire dallo sfruttamento generalizzato dei lavoratori extracomunitari. Purtroppo, in questi giorni si dimostra che non è sufficiente, per fermare lo sfruttamento, l’intervento importantissimo della giustizia che agisce su un caso specifico, ma le ragioni che lo hanno determinato restano presenti". È quanto afferma Renzo Varagnolo, segretario generale Filt Veneto.
"Le molte forme di sfruttamento passano soprattutto dal privare i lavoratori di diritti: il diritto alla giusta retribuzione, ai giusti orari di lavoro, alla salute sul lavoro, alle tutele nei cambi d'appalto. Una condizione che penalizza pesantemente le imprese che invece rispettano il valore delle persone, del lavoro e della contrattazione in cui il sindacato confederale, la Filt, hanno fatto accordi regionali importanti su aziende del settore. Ogniqualvolta ci troviamo nelle difficili situazioni - e sono molte -, in cui i lavoratori hanno il coraggio di chiedere aiuto, di provare a uscire dallo sfruttamento, di lottare per riacquistare la dignità come lavoratori e come persone, hanno trovato in noi l'organizzazione che oltre a lottare con loro per la vertenza specifica prova a intervenire sul fenomeno, sul sistema. Serve un intervento delle istituzioni, della politica, serve una volontà vera a impedire che oltre allo sfruttamento del lavoro ci sia la sua degenerazione nello sfruttamento criminale. Si può fare, si può condividere un protocollo sulla legalità negli appalti del Veneto che veda assieme tutti gli attori: istituzioni ai vari livelli, organi di controllo Inps, Inail, ispettorati del lavoro, osservatori provinciali sulla cooperazione, organizzazioni sindacali confederali", prosegue il dirigente sindacale.
"Ma soprattutto chi il lavoro lo usa, le imprese e i committenti, che non possono ulteriormente richiamarsi formalmente al rispetto della legalità, mentre la realtà concreta è un sistema che coinvolge molte aziende, che hanno interessi di competizione sulle tariffe, sul costo del lavoro, sulla deresponsabilizzazione nell’appalto, che 'chiudono un occhio' - anzi due - su come e chi lavora dentro i propri magazzini. Se poi questi lavoratori sono extracomunitari che, se reclamano o chiedono aiuto al sindacato, possono essere 'rispediti' al proprio paese, ovviamente senza retribuzione, tanto meglio. Non dobbiamo rassegnarci e tutti coloro che hanno responsabilità e valori civili devono agire per interrompere lo sfruttamento umano e ripristinare legalità e valore al lavoro. Per questi lavoratori e contro questo sistema la Cgil è in campo da sempre e continuerà a esserci", conclude il sindacalista.