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Prosegue il viaggio della campagna nazionale della Filcams Cgil, #JobArt con la Cultura si cresce che il 15 dicembre ha fatto tappa a Torino.
Dalla deindustrializzazione all'industria della cultura passaggi e paesaggi del cambiamento, è il tema scelto per il dibattito, sapientemente e simpaticamente condotto da Bruno Gambarotta, giornalista e scrittore, di grande professionalità ed esperienza.
Un dibattito interessante, al quale sono intervenuti con un contributo di qualità, Paola Casagrande, direttore cultura, turismo, sport regione Piemonte; Silvio Barbero, Vice Presidente dell’Università degli Studi di Scienza Gastronomiche; Generoso Urciuoli, Museo Arte Orientale di Torino e Marinella Migliorini segretaria generale della Filcams Cgil Piemonte Torino, un tempo polo dell'industria dell'automobile per eccellenza, a partire dalla crisi del settore degli anni '80, è stata protagonista di cambiamenti economici, culturali e architettonici. Dopo il rilancio turistico successivo alle olimpiadi del 2006, è diventata una città fortemente attrattiva ma che sconta ancora alcune vistose lacune.
“La vocazione turistica di Torino rischia di essere messa in discussione da una serie di cose che non ci fanno propriamente onore: basti pensare alle difficoltà nel settore alberghiero” spiega nel suo intervento di apertura Elisabetta Mesturino segretaria generale di Torino , e alle carenze di infrastrutture e mobilità”. Analizzando l'occupazione torinese, emerge che il turismo – pur essendo stato nel 2013 il settore che ha prodotto un +6% in termini numerici – non è un settore che produce ad oggi occupazione di qualità.
Contratti a termine, di brevi periodi, soprattutto nelle agenzie di viaggio (dove il 68% dei lavoratori ha un contratto di 6 mesi) a cui corrisponde l’80% di occupazione femminile, il 5% di stranieri ed il 13% di rapporti di lavoro part time. Nelle mansioni più simili a quelle dell’operaio specializzato, le percentuali cambiano sensibilmente: tra i cuochi, ad esempio, i contratti con durata di almeno 6 mesi sono il 38%, le donne occupate scendono al 24%, mentre gli stranieri salgono al 24% e i rapporti di lavoro a part time raggiungono il 48%. Mentre i lavoratori dei musei pubblici, sono spesso in appalto e ad ogni cambio rischiano la riduzione delle ore e una progressiva precarizzazione.
“Che l’occupazione non sia di qualità nel turismo ne abbiamo certezza” prosegue Elisabetta Mesturino, ma questo può ripercuotersi negativamente sul servizio offerto e sulla soddisfazione dei viaggiatori.
“Per questo, come Filcams, abbiamo una nostra proposta che – per quanto riguarda Torino – vorremmo discutere con le istituzioni locali, oltre che con le altre sigle sindacali. Vorremmo che tutti i soggetti coinvolti in quello che chiameremo sistema turismo - quindi la cultura, i trasporti, il lavoro pubblico, le associazioni datoriali e le istituzioni si sedessero intorno ad un tavolo per discutere”.
Di proposte per il settore e il futuro, parla anche Cristian Sesena segretario nazionale della Filcams Cgil intervenuto al dibattito, cercando di sfatare le critiche rivolte al sindacato, che per alcuni ha solo un ruolo di opposizione. “Siamo un sindacato di protesta – se questo può servire a migliorare la vita delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche di proposta: vogliamo stimolare la politica a fare del bene al paese e a chi il paese lo costruisce ogni giorno con fatica e abnegazione.”
Le grandi potenzialità e l’alto valore del patrimonio culturale italiano, secondo Sesena, hanno portato a pensare che tutto potesse andare avanti autonomamente: “Errori di faciloneria, pochi investimenti e attenzione, che rischiano poi di allontanare i turisti nonostante l’Italia sia il paese al mondo con più siti riconosciuti dall’Unesco”. Il viaggiatore vuole vivere un’esperienza, fatta non solo di beni culturali, ma anche di servizi e attenzioni del personale, human touch.
“Se si continua a dequalificare il personale, se le cameriere ai piani vengono pagate a cottimo e i cuochi a coperto, che tipo di servizio offriamo? Abbiamo già perso la sfida”. Il #JobArt vuole porre l’attenzione su questi temi, sull’importanza della cultura e del turismo per l’economia italiana, sulla necessità di investire in occupazione e professionalità per una maggiore qualità dell’offerta turistica e culturale.
“Fare della cultura un perno della nostra economia” conclude Sesena, “questo è l’obiettivo. Abbiamo molte risorse, dobbiamo trovare il modo di valorizzarle e promuoverle. Non si può più aspettare. Se non ora, quando?”