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Tutelare la sicurezza sul lavoro dei lavoratori è un dovere, ma questo è considerato ancora oggi un costo e non un investimento. Gli Rls sono visti come “nemici” e non interlocutori preziosi. Se poi parliamo di lavoratori in appalto, la situazione peggiora ulteriormente: manodopera di seconda scelta, poco formata e per nulla informata, sono gli ultimi anche nel diritto alla salute.
Scaricare sui lavoratori in appalto i lavori più pesanti e pericolosi è la prassi, anche in multinazionali come Zara. Lo dimostra l’incidente del 7 ottobre scorso a Firenze, che ha visto un lavoratore in appalto portato d'urgenza al pronto soccorso. L'incidente dice chiaramente che siamo ancora lontani dall'avere la consapevolezza che i lavoratori in appalto hanno gli stessi diritti dei dipendenti della committente, e che la loro esposizione al rischio è maggiore se la filiera di produzione non è costantemente controllata e verificata, anche attraverso gli strumenti condivisi che la contrattazione ci offre.
Le aziende appaltanti dovrebbero operare al meglio e preventivamente al fine di scongiurare un infortunio, poiché quando interferiscono due attività, quella dei prestatori in appalto e la propria, la carenza o assenza di supervisione incrementa sistematicamente il rischio. Il committente e l'appaltatore devono cooperare nell'attuazione delle misure di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro e coordinarsi negli interventi, eliminando i rischi derivanti dalle interferenze tra i lavoratori delle imprese coinvolte. Ma se l'appalto è instaurato senza che vi sia un reale e responsabile controllo da parte della “stazione appaltante”, possiamo trovarci dinanzi alle più disparate situazioni, tutte purtroppo con un finale già scritto.
Nel caso di Firenze, l'assenza di queste azioni positive si è palesata attraverso una serie di passaggi. Nell’aprile scorso è stato sottoscritto per la prima volta il contratto integrativo aziendale per i dipendenti di Zara Italia: come ben sa chiunque ha seguito la trattativa, la questione degli appalti è stata da subito lo scoglio più grande da affrontare, e purtroppo progressivamente il tema è stato espulso dal confronto. Successivamente, in occasione di più incontri tenutisi a livello territoriale, abbiamo sollevato critiche alla gestione degli appalti da parte di Zara e nella conduzione degli stessi da parte delle aziende appaltatrici (quasi sempre cooperative spurie, con ampie deroghe ai Ccnl nei propri regolamenti interni).
La multinazionale è stata sorda alle nostre richieste, e la consapevole quanto scellerata scelta di non mettere in atto le azioni positive necessarie ha prodotto l'amaro l'epilogo cui abbiamo assistito, che solo per un caso fortuito ha provocato feriti e non vittime. Non è pensabile, come Zara sostiene, che gli obblighi normativi e contrattuali siano posti esclusivamente in capo alle aziende in appalto, trattandosi perlopiù di cooperative composte da soggetti deboli e svantaggiati, prevalentemente extracomunitari con permesso di soggiorno temporaneo, quindi estremamente ricattabili.
*segretaria Filcams Cgil Firenze
**funzionario Filcams Cgil Firenze