La Fieg condivide e rilancia il recente allarme della Fnsi per il ritardo nell’adozione del decreto sulle nuove tariffe di spedizione in abbonamento postale. È quanto si apprende in un comunicato della federazione editori. "Dal 1 aprile 2010 - si legge - le imprese editrici sostengono un maggior costo del 120% per le spedizioni in abbonamento postale, sopravvenuto in corso d’anno, e quindi assolutamente non previsto nei propri bilanci. A nulla sono valsi i tavoli politici e tecnici e le imprese editrici si sono trovate sole a trattare con la controparte, Poste Italiane, che fornisce il servizio in regime di monopolio".

Per di più, "gli editori sono stati costretti a negoziare le nuove tariffe mentre erano e sono già in vigore le tariffe piene, sicché ogni giorno di ritardo nella conclusione dell’accordo portava ad un aggravio economico insostenibile. L’accordo sottoscritto a fine luglio è stato necessitato da questa situazione. Esso prevede la decorrenza dal 1 settembre 2010. La Fieg ha più volte segnalato la necessità di una definizione sollecita del decreto di recepimento dell’accordo, ma in effetti esso ancora tarda, pur non comportando oneri, ma anzi un significativo risparmio per lo Stato. Così si aggrava ulteriormente e senza ecessità il danno delle imprese".

La Fieg, prosegue il comunicato, "non può non stigmatizzare questa situazione e segnalare ancora che la drastica riduzione delle risorse pubbliche nel settore editoriale mette a rischio un notevole numero di occupati nell’intera filiera della carta stampata. Ciò vale anche per i contributi diretti, per i quali la Fieg ha sostenuto l’obiettivo governativo di rigorosa definizione dell’ambito degli aventi diritto, ma ha anche sempre sottolineato che a tale ridefinizione deve accompagnarsi la certezza della riscossione da parte di coloro che ne hanno titolo. Altrimenti si vanifica l’effetto che queste misure possono realizzare".

"Ciò è tanto più vero - si legge ancora nella nota - in un momento in cui le imprese editrici sono in fase di severa ristrutturazione e i piani per uscire dalla crisi debbono poter contrare su risorse certe. Questo risultato si ottiene col riconoscimento del 'diritto soggettivo' o quanto meno con una adeguata dotazione del fondo della Presidenza del Consiglio dei ministri, che invece è stato falcidiato negli ultimi anni. La drastica riduzione delle risorse e l’assoluta incertezza della loro reale spettanza e consistenza è ancor più aggravata dalla circostanza che quanto riconosciuto è riscosso l’anno successivo a quello di maturazione. È dovere della Fieg segnalare con forza al governo che la situazione ora è davvero insostenibile".