Un’analisi approfondita per capire lo stato di salute del sindacato e del paese, oltre che il rapporto dello Spi Cgil con i propri iscritti e con il governo. È la ricerca “Noi, Spi”, realizzata su un campione di 2.450 componenti dei direttivi di Lega, presentata oggi (martedì 12 gennaio) all’Assemblea generale del sindacato pensionati. La ricerca è curata dal sociologo Fausto Anderlini e coordinata dal segretario organizzativo dello Spi-Cgil Attilio Arseni e da Maurizio Fabbri.

Tra i principali risultati, si segnalano quelli che riguardano i problemi del paese da risolvere. In cima alle priorità dei militanti e degli attivisti dello Spi c’è la questione occupazionale, indicata dal 69 per cento degli intervistati. Il 32 per cento ha invece evidenziato la corruzione politica e la prospettiva futura dei giovani. Agli intervistati è stato anche chiesto un giudizio sul futuro del paese e sulla possibilità che esso possa uscire in tempi brevi dalla crisi: il 30 per cento ha detto di essere fiducioso, il 29 di esserlo anche se poco. È scettico il 18 per cento e pessimista l’11. Solo il 10 per cento si dice ottimista.

Sull’azione del sindacato è emerso un giudizio complessivamente positivo. Nel caso della Cgil tale giudizio è positivo per il 26 per cento degli intervistati, abbastanza positivo per il 44, ma anche poco positivo per il 26. Nel caso dello Spi il giudizio è positivo per il 46 per cento, abbastanza positivo per il 38, poco positivo per il 13. Molto articolato è il giudizio dei militanti e degli attivisti dello Spi sulla contrattazione sociale: secondo il 51 per cento questa è ancora troppo inascoltata, per il 14 è ininfluente e per l’11 è recepita con ostilità. Il 18 per cento pensa invece che incontri l’interesse delle istituzioni.

La ricerca ha affrontato anche lo spinoso tema del rapporto con il Governo Renzi, fornendo anche preziose indicazioni sull’atteggiamento che il sindacato deve assumere nei suoi confronti. Un giudizio positivo sull’esecutivo viene dato solo dal 7 per cento degli intervistati, mentre ben il 40 boccia completamente la sua azione. Il 22 per cento esprime invece un giudizio abbastanza positivo e il 25 abbastanza negativo. Le critiche al governo riguardano il Jobs Act, la mancata riforma delle pensioni, quella fiscale e quelle istituzionali. Ben l’80 per cento dei militanti e degli attivisti dello Spi ritiene però che occorra avere un’interlocuzione con il governo e che il sindacato debba in tutti i modi cercare di farsi ascoltare. Il 15 per cento ritiene invece che occorra assumere un atteggiamento duro e oppositivo.