Operai e sindacalisti della Fiom presidiano il palazzo di giustizia di Melfi (Potenza) dove fra circa un'ora comincerà la terza udienza del processo per esaminare il ricorso della Fiat contro la decisione del giudice del lavoro che, nell'agosto 2010, reintegrò tre operai dello stabilimento melfitano del gruppo che l'azienda aveva licenziato un mese prima ritenendoli responsabili di aver interrotto una linea di produzione durante un corteo interno.

Al presidio partecipano i tre lavoratori licenziati e poi reintegrati - Giovanni Barozzino, Marco Pignatelli e Antonio Lamorte - che però l'azienda non ha mai fatto tornare in fabbrica, offrendo loro solo di svolgere attività sindacale. Il segretario della Basilicata della Fiom, Emanuele Di Nicola, e l'avvocato Massimo Vaggi, che rappresenta proprio il sindacato, hanno annunciato la presentazione di elementi a sostegno della conferma del reintegro.

Vaggi ha detto di voler presentare come testimoni tutti gli operai presenti la notte del corteo interno durante il quale un carrello robotizzato si fermò, secondo la Fiat per responsabilità dei tre licenziati (secondo il giudice del lavoro era già fermo all'arrivo dei manifestanti): "Siamo stanchi - ha detto Barozzino - per una situazione assurda che si trascina da oltre sei mesi".