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Migliaia di docenti, ricercatori e lavoratori delle università inglesi incroceranno le braccia a partire da oggi, 22 febbraio, per protestare contro la riforma delle pensioni. Per Jeremy Corbyn, leader del partito laburista, sarà "il più grande sciopero che il settore universitario abbia mai conosciuto" in Gran Bretagna.
Today, thousands of university staff will take part in the biggest strike our Higher Education sector has ever seen.
— Jeremy Corbyn (@jeremycorbyn) 22 febbraio 2018
I join staff, students and @UCU in calling for the employers to commit to meaningful negotiations to resolve this dispute. pic.twitter.com/RMzWynVZXk
La protesta, proclamata dal sindacato Ucu (University and college union), si preannuncia ampia e duratura. Sono 61 le università coinvolte e 14 le giornate di sciopero proclamate dal sindacato, di cui 5 consecutive a partire dal 12 marzo.
La ragione dello sciopero sta nella volontà delle amministrazioni universitarie di cambiare il sistema pensionistico (Universities Superannuation Scheme) con una proposta che secondo i sindacati porterebbe ad una perdita media di circa 10mila sterline all'anno nelle pensioni dei docenti.
Sally Hunt, segretaria generale del sindacato Ucu ha dichiarato: "Questa grande mobilitazione senza precedenti riflette esattamente quanto distruttiva sia la proposta di riforma per le pensioni del personale universitario e la loro forte richiesta agli amministratori delle università di tornare al tavolo del negoziato".
Ma nonostante il fatto che più di un milione di studenti saranno penalizzati dallo sciopero, osserva ancora l'Ucu, i dirigenti degli atenei britannici non hanno voluto riconsiderare la loro posizione e cercare un'alternativa che metta al sicuro le pensioni del personale.