Tornano a protestare i 23 lavoratori Fenice store srl, l’azienda che gestiva il supermercato sito all’interno della Galleria Portobello di Carini (in provincia di Palermo), già in confisca.
Nel settembre 2017, la Fenice store veniva posta sotto sequestro. Un intreccio delicatissimo, quello di una realtà confiscata che vede arrivare un provvedimento di sequestro per un suo ramo d’azienda dato in affitto. A farne le spese, le lavoratrici e i lavoratori, senza stipendio dall’8 dicembre 2017, in attesa che un nuovo soggetto imprenditoriale rilevi l’attività e loro possano riprendere a lavorare.
“Non vi è dubbio che si tratta di una vertenza molto delicata, in cui le leggerezze commesse in passato pesano adesso come macigni – affermanno Monja Caiolo, segretario Filcams Palermo e Mimma Calabrò, segretario Fisascat Palermo-Trapani –, ma il prezzo non può essere ancora tutto a carico dei lavoratori. Da un anno, chiediamo che si realizzi l’immediata restituzione del ramo d’azienda alla Ferdico Giuseppe snc in confisca, in modo che questa possa attivare l’ammortizzatore sociale, previsto dal nuovo Codice antimafia e dal decreto attuativo. L’ammortizzatore sociale è fondamentale per dare copertura ai lavoratori e traguardare serenamente tutto l’iter necessario per esaminare le due manifestazioni d'interesse, già da tempo presentate all’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati. Una, addirittura, già da febbraio scorso”.
Il rifiuto netto dell’attuale amministratore giudiziario al ricorso all’ammortizzatore sociale, nonché alla ripresa in carico del ramo d’azienda può determinare, dopo un lungo anno di sacrificio economico, il licenziamento dei 23 lavoratori, considerato che la Fenice store potrebbe fallire da un momento all’altro.
“Ciò significherebbe – proseguono i due dirigenti sindacali – che i lavoratori hanno atteso invano, rimettendoci anche la Naspi, tenuto conto del lungo periodo di tempo trascorso senza retribuzione e senza contribuzione, perché in aspettativa. Oltre il danno, anche la beffa. Se ciò si verificasse, peraltro, il nuovo imprenditore si ritroverebbe il supermercato senza lavoratori e senza alcun obbligo di ricollocare i 23 dipendenti Fenice Store in amministrazione giudiziaria”.
Queste, le ragioni che hanno determinato il sit-in che si terrà domani 16 novembre, dalle 9 alle 13, negli spazi antistanti la Prefettura di Palermo, per chiedere ancora una volta, a gran voce, il supporto anche della Prefettura.
“La difficoltà più grande registrata in questa delicata vertenza – concludono i due sindacalisti – è stata l’assenza di un’interlocuzione diretta, più volte richiesta e mai realizzata, con l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati e con la Prefettura di Palermo. In una realtà difficile come quella palermitana, in cui il settore del terziario registra un numero notevole di aziende sequestrate e/o confiscate, il dialogo e il confronto tra organizzazioni sindacali e istituzioni è necessario e deve essere serrato, solo così si può restituire dignità e legalità a lavoratori che hanno prestato la loro attività all’interno di aziende in cui vengono accertate infiltrazioni della criminalità organizzata.”