Fedex e Tnt, colossi mondiali della logistica, hanno attivato la procedura di licenziamento collettivo per oltre 350 corrieri in Italia (315 addetti di Fedex e 46 di Tnt) e hanno annunciato 'falsi' trasferimenti. "Se si allontana in modo improponibile un dipendente dalla sua sede attuale e quindi dalla città dove ha famiglia, è chiaro che siamo di fronte a licenziamenti travestiti", denunciano i sindacati.
Per questo, per domani, giovedì 17 maggio, è stato indetto uno sciopero unitario dai sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. Inoltre, sono in arrivo altre iniziative di protesta nelle giornate del 31 maggio e del 1° giugno. In Toscana è prevista la chiusura della sede Tnt di Empoli (che impiega sei addetti), mentre sono in esubero due lavoratori in quella di Calenzano.
“In Toscana, tra Fedex e Tnt ci sono oltre 300 lavoratori: respingeremo questo piano industriale, perché il modello che deve passare è quello virtuoso di Fedex, dove i corrieri sono dipendenti, e non quello di Tnt, dove il lavoro è esternalizzato”, afferma Gabrio Guidotti, Filt Toscana.
Fedex è un'azienda statunitense: nel 2015 ha realizzato un accordo per l'acquisizione della società Tnt, fondata in Australia nel 1946 e con sede centrale nei Paesi Bassi. Entrambe le aziende sono presenti in oltre 200 paesi nel mondo. Per i sindacati, “è fortemente negativo il piano di riorganizzazione, in quanto esclusivamente caratterizzato dai tagli al personale, che sono immotivati. È assolutamente inaccettabile che in una fase di espansione dell'economia e delle attività di trasporto delle merci, anche per la crescita dell'e-commerce, si possa pensare di licenziare le persone che rappresentano il motore vivo del business aziendale”.
Le sigle dei lavoratori chiedono “la salvaguardia dei livelli occupazionali e alle aziende di cambiare il piano di riorganizzazione, che deve puntare realmente allo sviluppo delle attività, alla loro internalizzazione e alla salvaguardia dei posti di lavoro. Altro che sinergie di gruppo, siamo alla svendita dei diritti dei lavoratori, della loro professionalità e della qualità del servizio. È del tutto evidente che chiudere 24 filiali italiane su 34, senza aprire alcun confronto con le Rsa e il sindacato, significa che la prospettiva futura per le restanti è segnata dalla chiusura, al pari dei trasferimenti selvaggi, che si traducono in altrettanti licenziamenti”.