“Il primo impegno deve essere quello di mantenere i posti di lavoro e avere dalla Commissione europea una politica industriale che favorisca la crescita. Per parte nostra dobbiamo dimostrare di essere all'altezza della sfida che i lavoratori si attendono, perché la crisi economica non ammette più errori, in Italia e in Europa”. Valeria Fedeli, già presidente del sindacato europeo dei tessili e vice-segretaria generale della Filctem-Cgil, è stata designata vicepresidente della Industrial european trade union, il sindacato europeo dell'industria e delle manifatture: una sigla che riunisce le tre confederazione dei meccanici, i tessili e i chimici. E con l’Unità ragiona sulle priorità del sindacato dell’industria europeo. “Per noi l'Europa non può essere soltanto l'Europa del commercio – spiega –: la base manifatturiera è necessaria. Il nostro continente non può prescindere da un'industria innovativa. Per questo serve una politica industriale europea e un coordinamento sulle politiche contrattuali, perché in tutti i Paesi assistiamo a un attacco ai diritti e ai salari”.
Finora cosa ha fatto l'Europa, le chiedono? “Nulla – risponde Fedeli –. A questo punto non possiamo non spingere per avere gli Stati Uniti d'Europa, con politiche coordinate. Per questo abbiamo indetto una giornata di mobilitazione europea dei lavoratori dell'industria, che dovrebbe svolgersi attorno al 9 ottobre. La piattaforma sarà discussa in giugno”. Questo processo aiuta a limitare le delocalizzazioni che fanno dumping di diritti e salari? “Esattamente: questa è la precondizione per evitare il dumping europeo. Serve un contratto condiviso unitario”.
Fedeli, un primo passo verso il contratto unico europeo
21 maggio 2012 • 00:00