"Le notizie sul propagarsi dell’influenza suina rischiano di generare nel nostro paese l’ennesima psicosi alimentare e potrebbero dare adito ad un crollo dei consumi delle carni, mettendo di conseguenza a rischio i circa 160.000 lavoratori impiegati nel settore". E' la denuncia che arriva dal segretario nazionale della Flai Cgil, Roberto Montagner.
"Si verrebbe - a suo giudizio - così a replicare una situazione simile a quella scatenata dalla crisi della mucca pazza o dell’influenza aviaria quando un ingiustificato allarmismo procurò il licenziamento in tronco di migliaia di lavoratori". L’Italia ha una produzione di circa 9 milioni di suini all’anno, che incide per il 17% sull’intero Pil della nostra zootecnia, e non importa suini provenienti dal Messico e dagli Stati Uniti. Dei 160.000 addetti del settore, inoltre, circa 20.000 sono impiegati specificatamente nella macellazione e nella trasformazione delle carni, comprese quelle di qualità che contraddistinguono il Made in Italy.
"E’ per questo che tutte le autorità competenti e il governo dovranno impegnarsi nelle prossime ore per spiegare con chiarezza alla popolazione che non vi è alcun rischio per i nostri allevamenti e che il consumo della carne suina italiana non espone in nessuna misura alla contrazione del virus". E' compito del governo definire un piano di ammortizzatori sociali per affrontare gli eventuali contraccolpi sul comparto e per tutelare i lavoratori.
"Dovrà infine agire - conclude - per rendere obbligatoria l’etichettatura e la tracciabilità dei prodotti alimentari, come da noi richiesto senza successo da anni, per dare le più ampie garanzie ai consumatori e per scongiurare ogni eventuale rischio psicosi per emergenze di natura alimentare".
Febbre suina: Flai Cgil, no alla psicosi, a rischio 160mila lavoratori
28 aprile 2009 • 00:00