PHOTO
Fca Sata Melfi, piove sul bagnato: il gruppo ha annunciato la cassa integrazione ordinaria per 6.322 lavoratori, impiegati sulla linea dei modelli Jeep Renegade e 500x, cig che si somma a quella che hanno dovuto fare i lavoratori impiegati sulla Punto. La direzione aziendale ha giustificato la fermata imputandola a un generico calo di mercato, quindi la Fiom ha chiesto un incontro per avere le informazioni ed effettuare l'esame congiunto con l'azienda e le altre organizzazioni sindacali.
"La situazione sta peggiorando. Mentre alcuni si mostrano sorpresi, la verità è che l’anno appena finito si è concluso con l'utilizzo da parte dell'azienda di permessi per coprire il buco sul ventesimo turno, danneggiando i lavoratori doppiamente, visto che alcuni non avevano i Par per la chiusura collettiva di fine anno", sostiene la Fiom Basilicata.
"Fca 'comanda' i turni di lavoro, gli orari, la cassa, i permessi, le ferie, senza che i lavoratori possano discutere e partecipare. Sono solo chiamati ad eseguire. Poco più di un mese fa, nel corso di un incontro chiesto da noi, l'azienda aveva dichiarato che lo stabilimento godeva di ottima salute: lo stabilimento, non i lavoratori. Perché i lavoratori, e noi con loro, sapevano che la Punto, essendo in produzione ormai da tempo, potesse avere cali di mercato e quindi, per garantire l'occupazione, c'è bisogno di investimenti. Il fatto che sia cominciata la cassa anche sulla linea dei nuovi modelli è davvero molto preoccupante", rileva il sindacato.
"I lavoratori fanno cassa anche perché sono state tagliate le pause, aumentati i carichi e i ritmi di lavoro, perché se si producono più auto in meno tempo e con meno persone per fare efficienza, il risultato è sotto gli occhi: un calo di volumi e tutti in cig. É ormai urgente che i lavoratori in questa fabbrica si ritrovino tutti insieme, in libere assemblee, anche perché è da febbraio dell’anno scorso che ciò non accade. I lavoratori di Melfi hanno diritto ad avere un ruolo decisivo di partecipazione attiva, vista l'incertezza del futuro", denunciano ancora i metalmeccanici.
Inoltre, la Fiom nazionale ha già chiesto la convocazione di un tavolo con il governo per discutere di come s'intende fronteggiare lo scontro in atto sul diesel con la Germania e l'indagine dell'Ente di protezione ambientale negli Usa. "Vogliamo sapere le ragioni reali del calo produttivo. È necessario discutere di un nuovo investimento: per mettere in sicurezza i livelli occupazionali e migliorare le condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori", concludono le tute blu regionali.