“La sperimentazione della Taser, avvenuta senza un serio dibattito sull’argomento, rischia di trasformarsi in una discussione meramente incentrata su chi difende una simile decisione, perché a sostegno della necessità di dare una risposta alla dilagante criminalità, e chi al contrario la osteggia con motivazioni che ineriscono ai rischi per la salute o alle garanzie sulle quali si basa il nostro attuale sistema”. Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil commenta con queste parole il sì all’utilizzo in via sperimentale della pistola elettrica, da parte delle forze dell'ordine, introdotto con un emendamento di Forza Italia al decreto stadi approvato dalla commissione Giustizia e affari costituzionali della Camera.

“A questo proposito – prosegue Tissone – è necessario fare chiarezza in merito alla necessità, spesso rappresentata dalle organizzazioni sindacali della polizia, di dotare gli operatori di strumenti per così dire ‘intermedi’ in occasione di interventi border-line durante i quali vi è un rischio concreto di messa in pericolo dell’incolumità delle persone, sia che riguardi i destinatari dell’intervento coercitivo o, al contrario, gli addetti stessi alla sicurezza”.

Rassegna  Ecco, Tissone, facciamo chiarezza.

Tissone  Il Silp Cgil non si è mai appassionato a evocazioni di modelli operativi che non siano coerenti con le funzioni di un corpo di polizia rispettoso del sistema di garanzie poste a fondamento del nostro sistema democratico. Detto ciò, dovremmo domandarci se l’introduzione di dispositivi inabilitanti quali la pistola a impulsi elettrici vada nella direzione tesa a rafforzare tali garanzie compresi, anche, i soggetti deputati a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. Non solo. Alla luce di un’assenza di dati empirici affidabili circa le conseguenze derivanti dall’utilizzo di una simile dotazione, colgo l’occasione per ricordare che nel corso del 2008 il Consiglio federale svizzero commissionò un rapporto teso alla valutazione dei rischi e dei vantaggi sull’impiego della pistola Taser.

Rassegna  Cosa emerse dallo studio?

Tissone  Emerse che le esperienze maturate all’estero sul campo avevano, fino a quel momento, dato risultanze a dir poco controverse. Va peraltro precisato che su ogni tipo di “uso della forza” vengono adottati specifici protocolli che riguardano aspetti legislativi e operativi, cosa che, allo stato, il nostro legislatore non ha previsto, al contrario del governo elvetico, che commissionò il citato dossier, prevedendo adeguamenti di carattere legislativo  e fissando le modalità di impiego in maniera alquanto restrittiva. In particolare, vennero specificate le “tipologie di intervento” rispetto alle quali si potevano utilizzare tali dispositivi in presenza di reati gravi, quali la seria messa in pericolo di vita, l’integrità fisica, la libertà e la sicurezza pubblica, per elencare solo alcune delle diverse fattispecie. Con una direttiva interna venivano, altresì, emanate direttive che disciplinavano l’utilizzo e la formazione di personale finalizzata al rispetto nelle regole di impiego.

Rassegna  Insomma, ce n’è abbastanza per chiedere di aprire una discussione seria…

Tissone  Sì, considerando anche il fatto che sussistono responsabilità che gravano anche sugli agenti di polizia che ricorrono a un simile dispositivo inabilitante, a causa delle conseguenze che ne possono derivare. Da test effettuati è infatti emerso che, tra i diversi soggetti colpiti da scariche elettriche, alcuni di essi hanno subito ustioni o emorragie dovute alla caduta incontrollata in seguito all’immobilizzazione, senza voler citare soggetti appartenenti a gruppi a rischio. Tutto questo ci fa concludere che chi è preposto all’utilizzo di una simile tecnologia deve attentamente osservare disposizioni legali e regolamentari, quali direttive interne che disciplinano l’impiego, cosa che, al momento, non ci risulta essere stata affrontata con cognizione di causa. Da qui la necessità di  affrontare un simile dibattito in una sede competente a valutarne i rischi o i vantaggi , ma sempre in un contesto che non interferisca con i principi garantisti del nostro ordinamento.