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LIVORNO - Per rendersi conto del dramma che ha colpito Livorno è bene prendere in mano una pala ed essere in prima linea per prestare aiuto. Così conosci Silvia che si è ritrovata tre automobili in giardino ma suo marito ha perso un trattore, la loro casa è piena di fango e un gruppo di ragazzi della Cgil ha cercato di pulire. C’è Giovanni (tutti nomi di fantasia) un piccolo artigiano che nel disastro ha perso il laboratorio e ha ingenti danni all’abitazione e poi Francesco, portuale, che, nel dramma, ha perso solo, si fa per dire, macchina e motorino, perciò non ha mezzi per raggiungere il posto di lavoro o Maria, che ha la casa distrutta e lavora in appalto in una mensa che, per ora, non riaprirà, e ancora Arianna, a cui spetterebbe la cassa integrazione ma è stata costretta a prendere le ferie e, quindi, si è rivolta alla Cgil.
Storie della ordinaria disperazione di in una città che purtroppo piange troppe vittime, ma che reagisce attraverso la sua parte migliore: i tanti tantissimi giovani che accorrono nei quartieri per prestare il proprio aiuto.
In questo contesto, la Cgil di Livorno si è coordinata con l’Svs (Società volontari del soccorso) e con le realtà sociali dei quartieri per organizzare gruppi di volontari in aiuto alle famiglie. La segreteria confederale ha fatto, poi, un giro di ricognizione per trovare punti di raccolta dove portare materiali e, per esempio nei circoli Arci di Salviano e Collinaia, la Camera del Lavoro ha già messo a disposizione saponi, detergenti, guanti, scope, idropulitrici e braccia.
Braccia dei compagni e delle compagne che, numerosissimi, hanno risposto all’appello della Cgil Livorno da tutta Italia, particolarmente dalla Toscana, braccia dei tanti lavoratori e lavoratrici del territorio che, nonostante vivano difficoltà occupazionali rilevanti, come per esempio gli operai di Aferpi o i dipendenti della UniCoop Tirreno, oggi sono in mezzo al fango a fare la propria parte.
Oltre a piangere le vittime e a fare la stima dei danni, la Camera del lavoro tutta dovrà fare i conti con la ricaduta occupazionale del disastro: già molte segreterie sono impegnate a vigilare che i datori di lavoro attivino corretti strumenti di ammortizzazione sociale per i lavoratori dei siti produttivi chiusi e a cercare strumenti per evitare che chi ha perso tutto perda anche il lavoro, semplicemente perché non può arrivarci.