“In Italia l'articolo 18 viene applicato solo alle aziende con più di 15 dipendenti, in Germania invece questa norma vale per chi ha più di 10 dipendenti il che equivale a circa l’80 per cento di tutte le aziende tedesche. Non mi pare che quello teutonico possa essere indicato come un modello ingessato ed economicamente poco produttivo”. Lo ricorda Fulvio Fammoni al Corriere della Sera. “Inoltre – ricorda il segretario confederale della Cgil –, parlando di articolo 18, qualcuno fa finta di dimenticare la funzione deterrente di questa norma: per un lavoratore che sa di non poter essere licenziato senza un giustificato motivo diventa più facile far valere altri diritti essenziali”.
Sulla lunghezza dei processi, “Noi siamo stati i primi a chiedere di accorciarne i tempi – fa notare Fammoni – ma per farlo non si posso certo trovare cure peggiori della malattia come nel caso degli arbitrati che introducevano pericolosissimi deroghe a diritti essenziali. Siamo favorevoli a strumenti alternativi al processo classico. In tante parti del contratto di lavoro esistono spiragli per trovare sistemi di conciliazione tra le parti. Anche nel vecchio, ma sempre valido, statuto dei diritti del lavoro c'è un articolo, il numero 28, che permetterebbe di creare una corsia preferenziale per le controversie di lavoro e che porterebbe a sentenze in pochi mesi. Inutile dire che non servono riforme e che semplicemente bisognerebbe far funzionare gli uffici giudiziari. La macchina della giustizia è lenta? Troviamo soluzioni alternative. Ma di sicuro l'unica soluzione non praticabile è quella di eliminare le tutele per i lavoratori”.
Fammoni, in Germania reintegri anche in aziende più piccole
8 febbraio 2012 • 00:00