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Ultimo atto, davanti al tribunale di Venezia, del lungo braccio di ferro tra i lavoratori ex Veneto agricoltura e la Regione dopo che, con la trasformazione dell’Ente in Avisp (agenzia della Regione) è stato applicato un contratto anomalo e penalizzante per i lavoratori.
Forti della pronuncia della Corte costituzionale che ha dichiarato (aprile 2019) l’illegittimità degli articoli relativi al trattamento del personale della legge istitutiva di Avisp e determinati a far valere le proprie ragioni, i 160 dipendenti attendono ora la sentenza definitiva del tribunale di Venezia (sezione lavoro) a fronte delle cause da loro stessi intentate. Per l’occasione sono in presidio a Rialto oggi (venerdì 22 novembre), dalle ore 9.30 alle 10.
Chiedono la piena applicazione del proprio contratto che invece è stato scisso, attingendo alle norme del contratto Utilitalia (ex Federambiente) per la parte normativa, e a quelle del contratto autonomie locali per la parte economica. Con il risultato di dover lavorare di più e guadagnare di meno.
“Basta con il contratto spezzatino che penalizza i lavoratori!”, è la parola d’ordine che hanno sostenuto nel corso delle varie manifestazioni nei cinque anni in cui si trascina questa vicenda.
“Comoda la vita secondo il legislatore regionale”, dicono Ivan Bernini della Fp Cgil Veneto e Samuela Benvegnù della Uil Trasporti Veneto. “Da un lato – spiegano – hanno previsto l’applicazione di un contratto che prevede delle norme, non ultimo l’incremento dell’orario di lavoro, affermando che quello si deve applicare, dall’altro non hanno riconosciuto gli aumenti retributivi previsti dai vari rinnovi contrattuali del contratto Utilitalia che si sono succeduti in questi cinque anni, richiamandosi all’applicazione economica di un altro contratto che sul piano retributivo è penalizzante. Il gioco è presto fatto: “lavori di più ma ti pago di meno”.
Non si considera, peraltro, che sta alla contrattazione e alle parti definire il campo di applicazione contrattuale nelle situazioni come queste.
La situazione – continuano i sindacalisti – ha determinato un aumento della tensione tra i circa 160 lavoratori coinvolti, che conseguentemente hanno avviato, attraverso la Rsu, alcune vertenze giudiziarie, e un generale blocco nel processo di riorganizzazione e nella contrattazione dell’Agenzia. Alla quale la Regione ha imposto a giugno 2019 di dare disdetta rispetto all’applicazione del contratto Utilitalia per la parte economica, con ovvie ricadute sul riconoscimento pregresso e attuale delle retribuzioni dei lavoratori, ma di proseguire ad applicarne la parte normativa.
Un atteggiamento arrogante – stigmatizzano i rappresentanti dei lavoratori – “sul quale auspichiamo si metta la parola fine con la sentenza definitiva che dovrà essere emessa dal Tribunale di Venezia - Sezione Lavoro il prossimo 22 novembre. Nell’occasione effettueremo un presidio davanti al tribunale con i lavoratori, l’ennesimo, auspicando in una soluzione positiva, ma con il rammarico di dover ricorrere ai giudici su materie che dovrebbero vedere soluzioni frutto di relazioni industriali mature”.
“Vedremo se e come si concluderà questa vicenda anche perché, concludono le sigle sindacali, il fatto che la Regione non abbia considerato la sentenza della Corte costituzionale è di per sé preoccupante. Ma terremo duro con la Rsu e con i lavoratori come fatto finora”, termina la nota.