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Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria hanno definito un intenso calendario di iniziative sulla vertenza Umbria, calendario composto da tanti appuntamenti e che arriverà allo sciopero generale regionale. Tra le tante vertenze aperte (oltre 165) in tutta la regione, a partire da quella centrale dell’AST di Terni, ce n’è una, ormai storica, "ma ancora oggi estremamente delicata e difficile, dove la crisi del lavoro rischia di sfociare in un vero e proprio dramma". E' quanto si legge in una nota del segretario generale della Cgil Umbria, Mario Bravi.
"Parliamo della vertenza ex A. Merloni - spiega il segretario -, nella quale i 350 lavoratori assunti dalla JP di Porcarelli, dopo la sentenza del tribunale di Ancona, non riescono ancora a trovare uno sbocco lavorativo e dove altri 630 lavoratori non riassunti vedranno definitivamente scadere la cassa integrazione il 12 ottobre di quest’anno. Si tratta, di una situazione drammatica rispetto alla quale occorre soprattutto agire, infatti questi 630 lavoratori, con un’età media ampiamente al di sopra dei 45 anni, rischiano di non avere più alcuna prospettiva, né lavorativa, né previdenziale".
Su questo, a suo avviso, "occorre che la politica e le istituzioni svolgano una funzione vera. Non bastano più le prese di posizione di facciata e non servono i dibattiti politico-istituzionali che puntano a ridefinire maggioranze, aprendole a chi vuole definitivamente scardinare i residui diritti dei lavoratori, a partire dall’art.18. Serve invece, e con urgenza, una vera azione in difesa del Lavoro. Per questo la CGIL dell’Umbria questa mattina, 29 agosto, ha inviato una richiesta urgente all’assessore allo sviluppo economico Vincenzo Riommi e alla Presidente della Regione Catiuscia Marini perché si riunisca urgentemente un tavolo di confronto sulla situazione complessiva della vertenza Merloni, con due obiettivi fondamentali.
1. Evitare il fallimento dell’accordo di programma della fascia appenninica utilizzando le risorse messe a disposizione (35 milioni) e tutt’ora non utilizzate, allo scopo di occupare i 630 lavoratori non riassunti dalla JP e comunque di garantire un sostegno a queste persone.
2. Garantire l’attività produttiva della JP a Gaifana e un futuro lavorativo certo ai 350 lavoratori umbri riassunti da Porcarelli. Su questo è fondamentale agire subito, considerando che altrettanti lavoratori, se non di più, sono colpiti sul versante marchigiano. Per questo è necessario che anche il governo nazionale svolga a pieno il suo ruolo", conclude Bravi.