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Ancora un rinvio. L'appuntamento tra i vertici di Aferpi, Governo e sindacati dell'11 febbraio è stato rinviato al pomeriggio del primo di marzo. Sarebbe stato lo stesso Governo a rinviarlo, alla fine di un preliminare di lunedì 8 tra i rappresentanti sindacali e i vertici aziendali. Ancora una volta, Aferpi non è stata in grado di presentarsi con la lettera di intenti per l'acquisto del forno elettrico, condizione essenziale per la decisione del precedente slittamento del confronto alla fine di gennaio.
Annunciato però per il prossimo martedì 16 febbraio un incontro tra Rebrab e il ministro Guidi, con l'intento di fare la massima chiarezza sul progetto di investimenti Cevital dopo le tante nubi che si sono addensate. Non ultimo l'ulteriore rinvio che certo non tranquilizza nessuno, soprattutto all'indomani della lunga inchiesta del Sole 24 ore, che ha messo in forte dubbio la solidità del progetto Cevital, suscitando preoccupazioni e polemiche.
“Ormai siamo abituati a interventi che casualmente escono sempre alla vigilia di incontri importanti fra Cevital, Mise, istituzioni toscane e sindacati – commentano i sindacati in una nota - Ci sorprende semmai il modo in cui il maggior giornale economico italiano, emanazione di Confindustria, accoglie gli investitori esteri che scelgono di puntare sull’Italia, scegliendo un approccio scandalistico e da gossip”. Quella del Sole è certo un'inchiesta scomoda, che però solleva dubbi legittimi. Il centro di tutto è l'acquisto del forno elettrico, per tornare a produrre acciaio nel 2017. Una volta selezionato il fornitore del forno, Rebrab ha assicurato che da lì, nel giro di pochi giorni, firmerà la lettera d’intenti, per staccare poi l’ordine entro la fine di marzo e cominciare i lavori verso maggio. Ma i tre potenziali fornitori hanno chiesto più tempo per definire i dettagli dell'offerta, vista anche la portata del forno.
Rebrab ha però lavorato molto nei giorni scorsi ed è certo che la prossima settimana, forse addirittura martedì, potrebbe avere il nome del partner scelto per il forno e la tecnologia degli impianti. Ma Aferpi-Cevital doveva aver presentato il nuovo forno già da qualche mese e il ritardo non ha fatto altro che alimentare tra i lavoratori preoccupazione, polemiche e dubbi sulle reali intenzioni di Rebrab. Inoltre, a quanto emerge dall'inchiesta, il gruppo algerino avrebbe problemi economici: le banche, se apriranno linee di credito, potranno finanziare solo parte dell'operazione, ma è necessario che l'imprenditore partecipi per circa metà con proprio capitale di rischio.
Ma i soldi di Rebrab sono in Algeria. Il magnate sembra non aver buoni rapporti con le autorità algerine e c'è inoltre un elemento normativo a complicare le cose: per investire con capitali algerini fuori dall’Algeria serve l’autorizzazione della Banca centrale algerina, che Rebrab ancora non ha ottenuto. Da questa autorizzazione passa la possibilità di sbloccare l’investimento che dovrebbe dare nuova vita alle acciaierie di Piombino. Rebrab è deciso ad andare avanti, certo dell'esito positivo; mentre dal MISE fanno sapere che la situazione con la Banca si sbloccherà e che, come tutti i paesi che vivono di petrolio e gas, l'Algeria sta affrontando una restrizione di liquidità che la porta ad usare maggiore cautela negli investimenti.
Nel frattempo all'interno dello stabilimento i lavori vanno avanti e le rassicurazioni arrivano da ogni parte. Ma questo non basta a tranquillizzare tutti. Soprattutto quei lavoratori che si trovano ancora in cassa integrazione. Proprio per loro i sindacati hanno aperto un tavolo di trattativa con l'azienda, con l'obiettivo di far assumere circa 254 operai attualmente in CIG. “Crediamo che sia giunto il momento di stringere ancora di più le fila, ciascuno nel proprio ruolo, ma tesi verso l’obbiettivo comune – dicono Fim, Fiom e Uil - Dopo anni di lotte e con l’impegno di tutti, è stato siglato un accordo, con il coinvolgimento delle massime autorità italiane, per un futuro che prevede garanzia, sviluppo occupazionale e sociale nel nostro comprensorio. Riconosciamo l’impegno del management, pur nella consapevolezza degli evidenti ritardi sul cronoprogramma, e continueremo con le iniziative mirate a ottenere il prolungamento degli ammortizzatori sociali, anche per i lavoratori dell’indotto, perché le cause di tali ritardi non sono imputabili né al sindacato, né ai lavoratori e non possono essere questi ultimi a pagarne le conseguenze”.
Intanto nei giorni scorsi c'è stato uno sciopero di un'ora e mezzo, durante il quale si sono svolte assemblee per ogni turno di lavoro, per informare i lavoratori e scegliere una comune linea d'azione. Ma è chiaro che il prossimo incontro del 1 di marzo dovrà portare risposte concrete, perché un altro rinvio potrebbe scatenare una reazione più dura dei sindacati.