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I dipendenti delle ditte in appalto dell’Ilva, tra cui gli edili, che a metà novembre non riuscirono a entrare nello stabilimento a causa del blocco di 9 giorni delle portinerie attuato da altri lavoratori dell’indotto e dell'autotrasporto, si sono visti contestare dalle rispettive aziende giornate di assenza trasformate in cassa integrazione (con decurtazione dello stipendio), in permessi o ferie mai richieste.
Lo denunciano Fillea, Fiom e Filcams Cgil di Taranto in una lettera indirizzata al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. Nella missiva i sindacati ricordano che “i Tir delle aziende dell’appalto e degli autotrasporti ex Ilva, a fronte delle legittime rimostranze sul pagamento degli arretrati alle imprese, bloccarono davanti alla portineria indotto gli ingressi in stabilimento dei lavoratori. Una manifestazione che portò agli onori della cronaca un malcontento e uno stato di crisi che spinsero anche il governatore della Puglia e il sindaco della città a solidarizzare con quelle imprese”.
In quell’occasione “i vertici istituzionali del Comune e della Regione – aggiungono Fillea, Fiom e Filcams – scelsero da che parte stare. Ora ci attendiamo che sappiano stare anche dalla parte di quegli operai che dopo essere stati usati come pedine di scambio e ostaggi oggi vedono nelle loro buste paga gli effetti di quel blocco”.