Alle 10.00 di questa mattina, sono usciti tutti dai cancelli di Via Edison a Milano per raggiungere Piazza San Babila, luogo scelto come concentramento del corteo che si è concluso in corso Monforte. Le lavoratrici e i lavoratori della ex Alstom Power da poco (e secondo la multinazionale statunitense per poco) dipendenti della General Electric hanno sfilato per le vie di Milano dietro uno striscione che recitava “No agli esuberi, Si al lavoro”. Al loro fianco, oltre ai delegati Fiom di altre aziende metalmeccaniche, c’erano i sindaci dei comuni di Sesto San Giovanni, Cormano e Cusano. E’ stato il nuovo prefetto in persona ad incontrare i rappresentanti dei lavoratori, del sindacato e delle istituzioni locali. Lo riferisce la Fiom di Milano, in una nota.
Alessandro Marangoni, accogliendo la richiesta della delegazione, si è impegnato ad attivarsi perchè della vertenza si interessi il governo nazionale, attraverso il ministero dello sviluppo o, meglio ancora, la presidenza del consiglio. Quello della ventilata chiusura dello stabilimento di Sesto San Giovanni non è infatti un problema che riguarda solo i lavoratori che rischiano di essere licenziati o il territorio dove è ubicata la fabbrica, ma ha un nesso stretto con la questione strategica dell’autonomia energetica.
“La ripresa c’è solo nelle slides e nei proclami dei ministri e del premier – è il commento di Marcello Scipioni, segretario generale della Fiom di Milano - quello contro cui ci troviamo ogni giorno a combattere è la sistematica distruzione del patrimonio industriale italiano e la cancellazione di posti di lavoro soprattutto ad opera delle multinazionali che acquisiscono le aziende, spostano altrove marchi, brevetti, commesse e lasciano macerie. Così come quelli che lo hanno preceduto, questo governo fino ad oggi non è stato in grado (o non ha voluto) leggere la realtà e non è stato in grado (o non ha voluto) intervenire per fermare un processo di progressivo impoverimento che trasforma in dramma il presente di migliaia di persone e rischia di ipotecare il futuro del paese: deve cambiare registro. Noi siamo e resteremo al fianco dei lavoratori e con loro decideremo come proseguire nella lotta per garantire l’attività della fabbrica e l’occupazione.”.