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Alla riunione del comitato di direzione della Confederazione europea dei sindacati, che si è tenuta la scorsa settimana a Copenaghen, Cgil, Cisl e Uil hanno reso nota la loro intenzione di organizzare per il 6 ottobre prossimo a Roma un vertice dei leader sindacali dei diversi paesi europei. “La decisione di organizzare un vertice sindacale in Italia – spiega Fausto Durante, responsabile del Segretariato Europa della Cgil – è stata presa unanimemente dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, che considerano utile e importante questo appuntamento anche in chiave nazionale. Il vertice, nel pieno del semestre di presidenza italiana dell'Ue e in vista di importanti appuntamenti europei dedicati al lavoro e alla crescita, sarà l'occasione per presentare le proposte del sindacato italiano ed europeo di cambio delle politiche di austerità e rigore, di piano straordinario europeo di investimenti per l'occupazione e il rilancio produttivo e industriale dell'Europa, di lotta alla disoccupazione e alle disuguaglianze sociali”.
Rassegna Il vertice sindacale si svolgerà alla vigilia del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo europei sulla crescita e l’occupazione, che dovrà indicare un nuovo percorso dell’Unione europea. Certamente non è una coincidenza casuale.
Durante Questa intenzione lodevole si inquadra in uno scenario in cui il governo italiano non ha mai discusso con i sindacati italiani ed europei le priorità del semestre di presidenza italiana dell’Unione. È un fatto grave, perché non era mai accaduto in anni recenti che il presidente di turno non incontrasse i rappresentanti del sindacato europeo.
Rassegna Quali sono, nel dettaglio, le proposte?
Durante Al primo punto c’è un piano straordinario di investimenti a livello Ue per un valore di 250 miliardi di euro l’anno e per un arco di tempo pari a 10 anni. È una proposta unanimemente adottata dal comitato esecutivo della Ces, che finora non è stata presa in considerazione della autorità competenti per una serie di impedimenti, a cominciare dalle scadenze elettorali e dall’attesa per la nomina della nuova Commissione. Ora abbiamo una nuova Commissione, un nuovo presidente e una nuova conformazione della struttura che sovrintenderà alle politiche economiche e sociali dell’Unione. È arrivato dunque il momento per confrontarsi con la nostra proposta, che in termini keynesiani rilancia il ruolo attivo delle politiche pubbliche.
Rassegna Dove si possono trovare le risorse per un piano straordinario di questa portata?
Durante Dai bilanci dei paesi in attivo, dalle quote inutilizzate dei fondi strutturali, da una tassa sulle transazioni finanziarie, da una patrimoniale sulle grandi ricchezze e sulle rendite improduttive, dalla decisione di scorporare gli investimenti produttivi dai vincoli del piano di stabilità, in modo da liberarsi una volta per tutte dalla logica contabile della disciplina di bilancio. Poi è giunto il momento di contare su alcuni strumenti finanziari, tipo eurobond e project bond, per promuovere una gestione comune e solidale del debito nell’Unione europea.
Rassegna E dove andrebbe indirizzata una massa così ingente di risorse?
Durante In primo luogo, verso una riconversione dell’industria manifatturiera europea sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Noi abbiamo in Europa la più grande area di produzione manifatturiera del mondo, che – in questa fase di recessione e sotto la pressione degli Usa e dell’Asia – rischia di subire una grave erosione della sua capacità competitiva. Occorre quindi riqualificare l’apparato produttivo con investimenti nei settori ad alta tecnologia e con alto tasso di ricerca e sviluppo, rilanciando i grandi temi dell’agenda digitale, dell’Information and communications technology, dell’accesso alla banda larga, dell’accesso alla comunicazione e all’informazione di fasce di popolazione che finora ne sono rimaste escluse. Senza dimenticare due temi di portata gigantesca: l’interconnessione delle reti e dei sistemi, non solo della comunicazione, ma anche di settori strategici come la produzione e la trasformazione dell’energia, e le politiche sociali, che riguardano in primo luogo il trend demografico e tutto ciò che è connesso con l’invecchiamento attivo della popolazione europea.
Rassegna La congiuntura economica e il clima politico non sembrano però favorevoli.
Durante La crisi si sta avvitando sempre di più e anche la locomotiva Germania comincia a perdere colpi. Se si continua con la gestione che ha caratterizzato gli anni di Barroso alla guida della Commissione, l’Ue sarà destinata al declino. I segni ci sono tutti: le elezioni che hanno avuto luogo nei mesi scorsi hanno messo in evidenza il rischio della disaffezione dal sogno europeo, mentre le forze euroscettiche contrarie all’integrazione hanno guadagnato terreno. E allora c’è da chiedersi quanto potrà durare l’euro, moneta senza Stato e primo mattone della costruzione europea, senza una forte autorità politica e istituzionale alle spalle che ne garantisca la sopravvivenza.
Rassegna Il nuovo commissario europeo Juncker, la nuova Commissione e gli altri interlocutori europei saranno disponibili a dare ascolto al sindacato?
Durante La nuova Commissione è il frutto inevitabile di una sintesi tra posizioni diverse. Non possiamo però fare a meno di segnalare che le caselle chiave sono tuttora in mano ai conservatori. Il presidente è un esponente di spicco del Partito popolare europeo, il coordinatore e supervisore delle politiche economiche è un conservatore finlandese di scuola iperliberista, il presidente incaricato del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, non è certo un sostenitore dell’integrazione. In questo quadro la Ces e i sindacati nazionali avranno difficoltà a fare avanzare le loro proposte. Ma per noi non ci sono alternative, e siamo pronti a sostenere il confronto con iniziative e mobilitazioni. Se non avremo risposte o avremo solo dinieghi i lavoratori europei faranno sentire la loro voce.
Rassegna Il sindacato europeo è all’altezza di questa sfida?
Durante Il congresso della Ces si terrà a ottobre 2015. Il nostro impegno è arrivare a questo appuntamento preparando un grande rinnovamento della struttura, delle politiche, della visibilità e della capacità di mobilitazione della confederazione. Oggi c’è bisogno più che mai di una Ces attiva, dinamica ed efficace, in grado di invertire la tendenza dell’Unione europea verso il declino.