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All’Eurallumina di Portovesme, l’unica raffineria di bauxite in Italia, riapre oggi, 1° giugno, il servizio mensa per le squadre di manutenzione che operano all’interno dello stabilimento. Sono passati otto lunghissimi anni, da quel 31 marzo del 2009, giorno che l’azienda, tassello importante per la produzione dell’alluminio, con un accordo sindacale siglato davanti al ministro dello Sviluppo economico decretò l’avvio delle operazioni di fermata temporanea delle produzioni: 270 operai a casa con gli ammortizzatori sociali, altri 100 impegnati a turno nelle opere di custodia degli impianti.
Ben altra soluzione fu invece individuata per chi operava nei servizi affidati in appalto (tra cui, appunto, la mensa). Per loro la strada si fece tortuosa e senza coperture sociali. Nella prima fase, dopo la firma dell’accordo, gli operai impegnati nella manutenzione costituivano un numero talmente esiguo da non giustificare l’esistenza del servizio: così il gestore, ritenendolo non più economicamente remunerativo, lo chiuse. Per una ventina di lavoratrici sono stati anni di incertezze e sacrifici.
Da alcuni giorni, però, le cose sono cambiate: circa 150 operai varcano quotidianamente il cancello dello stabilimento Eurallumina: 100 sono diretti, una cinquantina sono quelli degli appalti. Per questo motivo, quel diritto a un pasto caldo, conquistato con le lotte degli anni settanta e ormai acquisito è nuovamente fruibile. “È una scommessa per il futuro – commenta Corrado Marongiu, delegato della Rsu di Eurallumina –, quello che sembrava un capitolo chiuso sta riprendendo il suo corso, smentendo chi ha continuato a dipingere la nostra azienda come una fabbrica chiusa e non invece un’attività che ha fermato temporaneamente le produzioni, per ragioni oggettive, ma che ha mantenuto costantemente circa 200 lavoratori impegnati nella salvaguardia degli impianti, in attesa del nuovo avvio”.
Per la Rsu la riapertura del servizio di erogazione dei pasti caldi è anche un atto di giustizia verso una decina di lavoratrici che vi operavano da oltre trent’anni. Con la cessazione dell’appalto avevano perso il lavoro e da alcuni anni erano disoccupate, senza l’assegno dell’ammortizzatore sociale. È anche un segnale di impegno e solidarietà che, cogliendo a pieno la volontà dell’azienda di non abbandonare il Sulcis, sfida il “fai da te” che aveva accompagnato questi anni di lavoro senza il servizio mensa, tanto che in occasione della riapertura è stata proclamata l’assemblea generale di tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’Eurallumina e delle imprese d’appalto operanti all’interno dello stabilimento.
“Va riconosciuto un grande apprezzamento alla ditta che si è aggiudicata l’appalto e ha scommesso in questa iniziativa – prosegue il delegato della Rsu –, siamo orgogliosi di aver proposto e riscosso il sostegno della direzione aziendale Eurallumina per far ripartire la mensa con le lavoratrici e i lavoratori storici. Un’affermazione di giustizia sociale che auspichiamo sia il preludio per una totale occupazione”. Numeri ancora esigui rispetto al passato, ma che fanno ben sperare. L’azienda ha presentato un progetto di rilancio che ha ricevuto il via libera da tutti gli enti coinvolti. Per la realizzazione di un cogeneratore di energia elettrica e vapore, l'adeguamento dell’impianto di raffinazione della bauxite per la produzione dell'allumina, minimizzando gli impatti ambientali e l'ampliamento del bacino dei fanghi reflui del ciclo produttivo, verranno impiegati circa 200 milioni di euro.
Per gli investimenti, che produrranno un impatto occupazionale di oltre 600 unità lavorative – 357 diretti (con circa 100 nuove assunzioni) e 270 degli appalti –, ci sarà lavoro garantito per 36 mesi. Dei 270 lavoratori degli appalti che parteciperanno alla fase di ricostruzione, 150 verranno riconfermati per la gestione delle manutenzioni quando la fabbrica rientrerà in esercizio. La fase di riavvio dovrebbe durare secondo i piani presentati alle parti dall’azienda circa tre anni, poi la produzione procederà a regime. Ecco perché la mensa è una conquista importante: apre le porte al futuro e scaccia quell’alone di incertezza costruito e alimentato da tanti nemici dello sviluppo industriale adeguato e compatibile con i tempi e l’ambiente, necessario per la crescita sociale ed economica del territorio.