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Un piano di riorganizzazione durissimo: due siti chiusi, quelli di Pozzuoli (Napoli) e Padova, più di 260 lavoratori licenziati. Il 4 maggio scorso la Comdata, multinazionale attiva nel settore dei servizi alle imprese (assistenza clienti, processi di back office, gestione del credito), ha annunciato il proprio “progetto” di esuberi e dismissioni. Immediata la replica dei sindacati, con due scioperi lunedì 7 e venerdì 18 maggio (con presìdi in tutta Italia), che però non hanno fatto cambiare idea all’azienda, che ha confermato le proprie intenzioni. La trattativa ora si sposta a livello territoriale: per oggi (martedì 5 giugno) è in calendario un incontro in Regione Campania, allo scopo di affrontare la situazione dei 60 posti di lavoro a rischio a Pozzuoli.
“Le lavoratrici e i lavoratori delle sedi di Padova e Pozzuoli di Comdata hanno tutte le ragioni di mobilitarsi e protestare, la decisione dell'azienda è sbagliata e incomprensibile”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato in una nota la decisione della multinazionale: “Quella di Comdata è una scelta che guarda solo al profitto, che non tiene conto della responsabilità sociale dell'impresa e che scarica solo sui lavoratori il costo di scelte ingiuste, alimentando così una competizione al ribasso e il dumping sociale”. Per queste ragioni, ha concluso Camusso, sosteniamo “la lotta dei dipendenti e saremo al loro fianco nelle ulteriori iniziative che metteranno in campo”.
Per le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil “non è possibile che una multinazionale come Comdata, con circa 9 mila lavoratori soltanto in Italia, non sia in grado di trovare soluzioni alternative alla chiusura di due centri, creando un pericoloso precedente per le altre sedi e gli altri lavoratori”. Il gruppo, infatti, è leader internazionale in questo settore: negli ultimi anni ha registrato uno sviluppo esponenziale (grazie soprattutto a numerose acquisizioni) e una forte espansione verso nuovi mercati, risultati che hanno portato Comdata ad avere attualmente 49 mila dipendenti nel mondo e un fatturato complessivo vicino a un miliardo di euro.
A Pozzuoli 60 famiglie rischiano di essere gettate nella disperazione. “La motivazione è una riorganizzazione delle commesse e non la perdita delle stesse sul nostro territorio. Alla luce di questo, i licenziamenti sono inspiegabili e inaccettabili” commenta Alessandra Tommasini, segretaria della Slc Cgil Campania, rimarcando che “negli ultimi mesi Comdata ha dichiarato uno stato di salute buono, bilanci positivi e inoltre ha assunto diversi lavoratori in altre regioni”. Per Tommasini “è assurdo che Comdata assuma da una parte e licenzi altrove dopo pochi mesi. Questa vertenza è l'ennesimo schiaffo all'occupazione del nostro territorio, non consentiremo che altri lavoratori vadano per strada. Continueremo con le azioni di mobilitazione e non ci fermeremo fino a quando Comdata non ritirerà tutti i licenziamenti”.
La situazione più drammatica è quella del call center di Padova, dove operano 204 persone (tra cui 120 ex dipendenti Vodafone), in larghissima parte donne. “Diciamo no all'ennesimo scempio compiuto ai danni di lavoratrici e lavoratori di questo settore, metteremo in campo tutte le azioni necessarie per fermarlo”, scrive la Slc Cgil provinciale. Per Alessandra Milani (segreteria Slc), siamo “davanti al solito ‘gioco’ già messo in atto in passato da tante multinazionali, che fanno di tutto per abbattere i costi sulla pelle dei lavoratori, in particolare su quella delle donne”. Durissimo anche il segretario generale della Cgil padovana Aldo Marturano: “Una decisione inaccettabile. Comdata chiude gli stabilimenti più piccoli, come Padova e Pozzuoli, all'interno di un piano di razionalizzazione che è folle”.