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Si riparte dalla proposta dei sindacati: i contratti di solidarietà. Il 12 dicembre scorso la Alpitel, azienda impegnata nel ramo delle telecomunicazioni e delle installazioni telefoniche, ha annunciato 100 esuberi su 600 dipendenti complessivi in tutta Italia. Particolarmente colpiti sarebbero il comparto impiegatizio (funzioni staff e servizi) e le sedi piemontesi di Nucetto (Cuneo), quartier generale della società, dove si prevedono 29 esuberi, e di Moncalieri (Torino), con 32 licenziamenti. Nell'ultimo incontro del 12 gennaio scorso l’azienda ha confermato la decisione, mostrandosi però disponibile all'utilizzo di ammortizzatori sociali. Un nuovo vertice è fissato per oggi (mercoledì 22 gennaio) a Milano: l’auspicio è che possa concludersi con un accordo, anche perché sabato 25 gennaio scadranno i 45 giorni dall'avvio della procedura di licenziamento.
Alpitel ha 600 dipendenti (276 impiegati, 304 operai, 14 quadri e 6 dirigenti). Fondata negli anni cinquanta con il nome di Ilcet, a fine luglio è stata acquisita dal gruppo Psc (attivo nella cantieristica navale, ferroviaria e autostradale) della famiglia Pesce. Un gruppo solido (2 mila dipendenti in tutto il mondo), che ha chiuso l’esercizio con un fatturato pari a 191,3 milioni di euro (di cui quasi la metà realizzato all'estero), in crescita del 36 per cento. La società ha motivato l’apertura della procedura di licenziamento “con l’ingresso di nuovi player ‘over the top’ che hanno cambiato le regole del mercato e il ruolo degli operatori, influenzando le loro strategie d’investimento sulle infrastrutture”. Il management, ha spiegato l’azienda in un comunicato, ha “dovuto spostare il focus dell’offerta verso soluzioni più tecnologiche con una maggiore caratterizzazione digitale. Il 2019 si chiude con risultati estremamente negativi”.
Nell'incontro del 12 gennaio, il secondo dall'annuncio dei licenziamenti, Alpitel ha ribadito la necessità di tagliare il personale. I sindacati hanno risposto proponendo l’adozione dei contratti di solidarietà, in modo da prendere tempo per meglio studiare le continue evoluzioni del mercato delle telecomunicazioni, misura da accompagnare anche con eventuali dimissioni volontarie incentivate e percorsi formativi per convertire e riqualificare il personale in esubero. I sindacati hanno anche chiesto uno specifico incontro al ministero dello Sviluppo economico, sia per approfondire il futuro piano industriale del gruppo sia per riaprire un tavolo dedicato al settore delle installazioni telefoniche.
“L’azienda ha aperto all'utilizzo di ammortizzatori sociali, manifestando una qualche disponibilità anche sul tema dell’anticipazione economica”, ha commentato la Fiom Cgil territoriale, mentre “su altre questioni legate all'organizzazione produttiva c’è stata maggiore rigidità”. I metalmeccanici Cgil hanno sollecitato Alpitel “a una verifica puntuale delle posizioni dichiarate in esubero, anche e soprattutto alla luce di palesi contraddizioni circa la soppressione di funzioni evidentemente indispensabili al buon funzionamento dell’attività produttiva”. Analoga posizione è stata avanzata “sui contratti a termine, anche in virtù di alcune mancate conferme di figure che da sempre sono indicate essere l’asse portante della nuova organizzazione”.
(mt)