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Il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, ha assicurato che si tratta di una semplice "revisione in senso riduttivo", un taglio come un altro, insomma, non siamo certo davanti a "un nuovo modello di difesa". Eppure la notizia che il Senato ha autorizzato l'esercito a tagliare dei posti di lavoro per comprare altri F35, i tanto discussi cacciabombardieri da guerra, fa un certo scalpore.
In ogni caso, martedì 6 novembre, a Palazzo Madama, in un’aula particolarmente rumorosa e disinteressata - fa sapere Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace - 252 senatori contro 12 hanno approvato una legge che affida al prossimo governo il potere di riorganizzare le forze armate.
Secondo Lotti, "questa 'riforma' è stata fatta proprio con l’obiettivo che nulla cambi. I vertici militari di questo nostro paese vogliono continuare a comprare armi sempre più moderne e sofisticate e siccome sono costosissime e non ci sono più soldi tagliano il personale".
"Così per altri 12 anni – affermano ancora dalla Tavola della Pace - continueremo a buttare un sacco di soldi (in totale più di 230 miliardi di euro) per tenere in piedi un apparato militare un po’ più piccolo ma ugualmente anacronistico. Il paese non ce la fa più, milioni di persone e di famiglie non ce la fanno più, si tagliano i servizi alla persona e agli enti locali che li devono fornire ma i soldi per comprare armi e per soddisfare le ambizioni dei nostri generali non mancheranno".
Il progetto di Di Paola, esposto qualche mese fa, in effetti, prevede una la riduzione degli ingressi nel settore del 30%, e l'ipotesi dell’applicazione del part-time anche nella Difesa. Tagliati anche ammiragli e generali, per loro è previsto un “percorso doloroso ma inevitabile” che dovrebbe portare a un taglio del 30%. Il Senato ora ha deciso che in dieci anni ci debba essere la riduzione del numero dei militari a 150 mila (con un taglio di 33 mila rispetto agli attuali 183 mila) e dei civili dipendenti dalla Difesa a 20 mila (sono 30 mila), mentre è stata stabilita in cinque anni la dismissione del 30% delle strutture militari: caserme, siti ed altro.
Anche sugli F35 c'è stata una diminuzione, ma non così sostanziosa. "Non stiamo parlando di armi qualsiasi. – conclude Lotti - Parliamo degli F35, parliamo di armi da guerra ad alta intensità che nulla hanno a che fare con l’articolo 11 della nostra Costituzione e men che meno con le missioni di pace a cui potremmo partecipare nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Ma chi l’ha detto che l’Italia ha davvero bisogno di quelle armi! Chi e quando ha stabilito che ci dobbiamo organizzare per andare a fare la guerra in giro per il mondo? E visto che gli italiani sono sempre meno propensi a farsi coinvolgere in altre guerre, che senso ha buttare tutti questi soldi in armi? E ancora: perché si sono definiti precisi obiettivi di riduzione del personale militare e civile e non si è definita la revisione di nessuno dei 71 programmi di armamento avviati da dieci anni a questa parte?"
Ora il provvedimento dovrà andare alla Camera e il dibattito dovrà essere riaperto.