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Al via lo stato di agitazione dei lavoratori dell’esecuzione penale esterna e minorile, con giornata di mobilitazione in tutti i territori in programma lunedì 22 maggio. Ad annunciarlo è la Fp Cgil nazionale denunciando “il rischio collasso di un sistema per evitare il quale c’è bisogno urgente di nuove assunzioni”. Da tempo, sottolinea il segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil, Salvatore Chiaramonte, “segnaliamo le gravissime difficoltà in cui operano le lavoratrici e i lavoratori del dipartimento della Giustizia minorile e di comunità, anche a seguito degli interventi normativi che hanno raddoppiato i carichi di lavoro lasciando immutati gli organici”.
Gli interventi messi in campo sino ad oggi si sono rivelati “del tutto insufficienti e non hanno prodotto alcun mutamento nelle condizioni di lavoro del personale. Sin dal primo giorno – osserva Chiaramonte – abbiamo condiviso l'impianto complessivo del progetto di riforma che creava un Dipartimento della 'Probation' avvisando però che, senza adeguati interventi strutturali sugli organici e in assenza di progettualità, tale riforma sarebbe fallita e le conseguenze ricadute sulle spalle dei lavoratori. Purtroppo ciò si sta verificando e ad oggi le condizioni sono diventate insostenibili”.
A sostegno di questa tesi la Fp Cgil ha lanciato lo scorso 10 maggio da Milano una campagna dal titolo #fuoriametà, che mette al centro dell'attenzione “L'altra pena, oltre le mura”. Un’iniziativa, spiega Chiaramonte, “per mettere in evidenza l'importanza delle pena svolta fuori dalle mura che non è una pena minore né tanto meno simulata, ma solo un diverso strumento, più aderente al mandato costituzionale che riduce i costi per la collettività”. Per attuare questo mandato però, secondo il dirigente sindacale, “ci vogliono risorse e progettualità: il nuovo dipartimento di Giustizia minorile e di Comunità deve essere implementato e i lavoratori messi in condizioni di svolgere il proprio mandato. Sino ad oggi non ci sono state risposte dalla politica, né dal punto di vista progettuale né da quello economico e per questo abbiamo dichiarato lo stato di agitazione del personale”.
Per queste ragioni il prossimo 22 maggio, in concomitanza con il primo incontro con il nuovo capo dipartimento, “ci saranno presidi, assemblee e volantinaggi, per sostenere la richiesta che la Fp Cgil farà durante l'incontro, ovvero che chi dirige il dipartimento si faccia portavoce con il ministro della Giustizia Andrea Orlando delle ragioni della protesta, con particolare riferimento alle gravi carenze di organico”.
Secondo Chiaramonte, “per dar seguito alla importante discussione avviata con gli Stati Generali della esecuzione penale occorre mantenere gli impegni e reperire le risorse necessarie alle nuove assunzioni: la situazione non può più essere affrontata con soluzioni tampone e consulenze esterne che portano alla progressiva esternalizzazione di un servizio costituzionalmente rilevante”, conclude.