“Dopo la conferma, da parte di Ericsson, che il piano industriale prevede l’uscita di ulteriori 1.000 lavoratori entro i prossimi sei mesi, tra esuberi e cessioni, ormai è certa la mancanza di futuro per l’azienda in Italia che, per stare sul mercato, deve tagliare anche sul contratto nazionale. Infatti, per i lavoratori che dal 1° gennaio passeranno nella nuova società, 1 su 3 sarà licenziato e per gli altri è stato prospettato un abbattimento di circa il 30% delle retribuzioni.” Lo annuncia una nota unitaria di Slc, Fistel e Uilcom.
Di fronte alla ritirata di Ericsson dall’Italia, che mette in gioco valore tecnologico e professionale, i sindacati ritengono che il governo debba dire la sua. I segretari generali delle categorie nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto oggi al ministro Calenda chiedendo un impegno certo nella vertenza e di aprire un tavolo per impedire il restringimento di un’attività strategica ad alto valore e una trasformazione qualitativa e quantitativa della base occupazionale. “Non possiamo affrontare una 'porzione' di piano per volta, senza una visione d’insieme e senza il coinvolgimento del ministero", scrivono i sindacati al responsabile del Mise.
Intanto, viene proclamato uno sciopero di 8 ore, e comunque di un intero turno, per lunedì 18 dicembre, con manifestazione a Roma.