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“Ericsson ha concluso (per ora) la procedura di licenziamento collettivo, mandando via altri 67 lavoratori, che si aggiungono ai 182 licenziati in luglio”. A dirlo sono Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil nazionali, annunciando lo sciopero generale del gruppo per giovedì 5 ottobre, con manifestazione nazionale a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico, e il blocco delle prestazioni straordinarie e della reperibilità dal 17 ottobre al 30 novembre. I licenziamenti, spiegano i sindacati, sono avvenuti la sera di venerdì 29 settembre tramite mail. Slc, Fistel e Uilcom rimarcano che Ericsson è “una multinazionale che in Italia ha uno dei maggiori fatturati del mondo, in un settore ad alto valore aggiunto, dove stanno confluendo enormi risorse economiche, pubbliche, di cui la stessa Ericsson si avvale, anche con finanziamenti per progetti speciali”.
Questi licenziamenti sono stati “perseguiti senza mai riflettere sulla possibilità di utilizzare strumenti alternativi, considerati inutili e inadeguati per le loro esigenze”. Tutto questo, continua il comunicato sindacale mentre “continua imperterrito il ricorso a consulenti esterni”. A motivare in parte i licenziamenti è “la perdita della gara Wind 3, assegnata alla società cinese Zte, che al momento dell’aggiudicazione aveva 25 dipendenti. Nonostante le rassicurazioni di Wind 3 e Zte di farsi, in parte, carico delle conseguenze di questo cambio di fornitore, i lavoratori Ericsson sono fuori. Zte in parte ha assunto, in parte ricorre agli appalti, che spesso a loro volta ricorrono a subappalti”.
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil puntano l’indice anche contro il governo, che “non riesce a persuadere Ericsson su misure alternative ai licenziamenti”, così come “non riesce, nonostante le rassicurazioni e gli impegni, a intervenire su Zte e Wind 3, affinché assumano parte dei lavoratori licenziati”. In Germania, ricordano i sindacati, Zte ha dovuto assumere, per prendere la rete E-plus, 750 lavoratori da Alcatel Lucent.
Le conseguenze della gara Wind 3 purtroppo non sono finite. Nei prossimi mesi, infatti, ci saranno forti rischi occupazionali per altre centinaia di lavoratori (e non solo) di Ericsson. “Il nostro paese rimane terra di conquista: grande business e poca occupazione” aggiungono i sindacati. In questo caso specifico, “a fronte di licenziamenti di lavoratori che producono un reddito dignitoso, ci restituiscono un poco di occupazione giovanile e tanto subappalto”.
Per i sindacati non è tollerabile “che aziende importanti, che operano in un settore ad alto valore aggiunto, non assumano, in questa situazione, alcuna responsabilità sociale”. E parimenti intollerabile è “che non ci sia un governo che li richiami a questa responsabilità”. Slc, Fistel e Uilcom, dunque, non intendono “aspettare in silenzio la prossima mattanza occupazionale. Ericsson deve dire quale futuro vuole in Italia. Il governo deve intervenire per dare prospettiva ai lavoratori licenziati e guidare il futuro di questo settore”.