Ecco il testo della lettera consegnata mercoledì 5 ottobre da una delegazione formata da Rsu e Slc Cgil al premier Matteo Renzi a Genova.
Alla cortese attenzione di
Matteo Renzi
Presidente del Consiglio
Gentile Presidente,
Ericsson, multinazionale svedese leader nel campo delle telecomunicazioni con circa 4 mila dipendenti in Italia ha dichiarato 384 esuberi a livello nazionale di cui 147 a Genova (137 in Ricerca e Sviluppo). Sempre a Genova l’azienda è passata in dieci anni da 1.100 dipendenti a 650 con 12 procedure di licenziamento collettivo. Nonostante la mediazione del Ministero del Lavoro e le soluzioni prospettate dalle cinque Regioni impattate dalla procedura, le rassicurazioni del sottosegretario De Vincenti e l’interessamento del Ministro Costa, l’Azienda ha confermato la volontà di procedere con i licenziamenti, ed è per questo che ci rivolgiamo direttamente a Lei nella convinzione che il Suo intervento possa sollevarci da questo dramma. In questi giorni sono proprio i dipendenti con situazioni di carichi famigliari più disagiati che sono chiamati ad uno ad uno e vengono fatte forti pressioni psicologiche per andarsene con una buona uscita, fatto che chiaramente non bilancia la perdita di un posto di lavoro. Questo è stato il sistema adottato da Ericsson in tutti questi anni per salvare la forma (di fatto non ha mai licenziato nessuno), ma non, purtroppo, la sostanza. E quest’anno ha sottolineato che i numeri in ogni modo li raggiungerà, anche spedendo le lettere di licenziamento.
Quello che Le chiediamo, Signor Presidente, è di intervenire in questa situazione e fare tutto ciò che è in Suo potere per fermare i licenziamenti, sapendo che, proprio a Genova è stato firmato un Accordo di Programma che lanciava nel capoluogo ligure il progetto del polo Tecnologico della Ricerca degli Erzelli, di cui Ericsson è apripista, siglato dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e dagli Enti Locali.
Il Governo è fortemente impegnato nella partita dell’efficientamento e nello sviluppo delle telecomunicazioni, e in particolare proprio sullo sviluppo della banda ultra larga (Piano strategico nazionale Banda ultra larga in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda digitale europea e voluto dalla Presidenza del Consiglio), tema che Le sta particolarmente a cuore, e sul quale proprio il Governo si è speso concretamente in termini di risorse economiche (circa 7 miliardi di euro). Ericsson ha dichiarato che proprio lo sviluppo della banda ultra larga sarà il core business nei prossimi anni nel nostro paese. Anche per questi motivi, Signor Presidente, Le chiediamo di intervenire in questa vertenza che rappresenta un pugno nello stomaco per noi lavoratori e per le nostre famiglie. Noi dipendenti Ericsson pensiamo di poter contribuire al futuro di questo settore strategico con il nostro sapere e con la nostra professionalità, che abbiamo maturato proprio in questo settore da decenni. Se tutto questo patrimonio di competenze sarà disperso anche il paese perderà parte della conoscenza su quegli apparati e sulle reti di telecomunicazioni. E come già ora è evidente, quelle conoscenze e quelle tecnologie, semplicemente, Ericsson le delocalizza o le subappalta all'estero, dalla Romania alla Cina.
Oggi, la decisione aziendale di spingere nel dramma sociale centinaia di famiglie, rappresenta una sconfitta non solo per quel Progetto, ma per il futuro del Paese che, crediamo, solo con l’esaltazione, e non la mortificazione, del proprio know-how possa competere a livello internazionale.
RSU Genova