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L’analisi dei dati del conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato riferiti agli Enti Locali (Comuni, Unioni di Comuni, Città Metropolitane ed enti regionali) dimostra che serve un piano straordinario di assunzioni per colmare il gap accumulato negli ultimi anni, con un rapporto negativo tra assunti e cessati dal 2010 al 2017 complessivamente meno 958 dipendenti nell’area metropolitana di Venezia, solo nell’ultimo triennio di riferimento il saldo è meno 396 posti di lavoro.
La parte più consistente della diminuzione si concentra nei Comuni, paradossalmente il punto di riferimento di ogni cittadino, dove il saldo negativo del periodo preso in riferimento è pari a 430 unità, il rapporto assunti/cessati è negativo dal 2011 e solo nel 2008 ha visto un saldo positivo consistente. Il Comune di Venezia non si discosta dal trend generale con ben 266 dipendenti persi nel triennio 2015-2017 che comprende i saldi negativi più alti del decennio: inevitabili le ricadute sui servizi che hanno visto una chiusura od una esternalizzazione di parte di essi.
“I dati confermano l’allarme che lanciamo da tempo – afferma Daniele Giordano, segretario generale Fp Cgil Venezia – dal 2010, l’anno del pareggio di bilancio in costituzione, Stato e Regioni hanno pensato di fare cassa attraverso la compressione generalizzata della spesa pubblica: bloccando le assunzioni del personale e lasciando sguarniti i posti vacanti determinati dai pensionamenti, bloccando i contratti e riducendo le retribuzioni”.
“Se la politica si è riempita la bocca della necessità di potenziare attività e servizi dei comuni, in nome della vicinanza degli enti al cittadino e del federalismo, nessun legislatore, a tutti i livelli, ha poi operato in tal senso – sottolinea Giordano –. Infatti, dal 2007, anno di inizio della crisi economica, il rafforzamento dei servizi dei Comuni, considerati il primo luogo nel quale si rivolge il cittadino in difficoltà, non si è mai concretizzato. Negli anni successivi il crollo è stato inesorabile, i dipendenti sono diminuiti e i servizi che garantivano sono stati svuotati delle loro funzioni e potenzialità, quando non addirittura azzerati. È bene ricordare – puntualizza il sindacalista – che i Comuni erogano servizi fondamentali come anagrafe, stato civile, servizi al cittadino e alle imprese, servizi educativi, polizia locale, servizi culturali, attività sportive, servizi sociali e ulteriori attività fondamentali per la cittadinanza”.
“La situazione è davvero grave, l’unica risposta che potrebbe dare un’inversione di tendenza è quella di togliere i vincoli alla spesa e alle assunzioni. Vincoli generalizzati che riguardano tutti gli enti, anche a quelli con bilanci positivi ed equilibrio economico-finanziario - sottolinea Giordano -. Serve poi consentire di derogare ai limiti per l’inserimento di figure professionali strategiche per l’innovazione degli enti e per la priorità dei servizi al cittadino, come fatto ad esempio dal Ministro Madia per le educatrici ai servizi all’infanzia, a partire da servizi diretti (come le anagrafe) e dai servizi sociali. Infine, liberare la possibilità per gli enti locali in condizioni di equilibrio di poter remunerare il proprio personale aumentando il salario accessorio – conclude Giordano –perché l’ultima delle grandi contraddizioni di questi anni è che sono aumentati i carichi di lavoro e diminuito il personale, quindi la produttività è aumentata, ma il salario individuale è sceso”.