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Quasi un mese di stipendio in meno, per la precisione un taglio di 1.350 euro, che coinvolge circa 17 mila dipendenti di quelle Province e Città metropolitane che nel corso del 2015 si sono rese 'colpevoli' di aver sforato il Patto di stabilità. È quanto risulta da un'indagine condotta dalla Fp Cgil nazionale, incrociando i dati sugli enti che lo scorso anno hanno disatteso il Patto, con i dati del Conto annuale dello Stato, registrando così i riflessi possibili che si produrranno sulle buste paga dei dipendenti coinvolti.
Nel 2015, infatti, 47 Province su un totale di 76 delle Regioni a statuto ordinario, insieme a ben otto Città metropolitane su dieci, non hanno rispettato il Patto che vincola le casse di questi di enti. Le 47 Province coinvolte sono andate oltre il Patto per una cifra pari a 549 milioni di euro, mentre per le otto Città metropolitane “fuori norma” l'ammontare è di 367 milioni. Per un totale, sui 55 enti investiti, di 916 milioni di euro: cifra molto vicina al (primo) prelievo dalle casse di questi enti, registrato sempre lo scorso anno, pari a 1 miliardo di euro. “Prelievo - ricorda la Fp Cgil - previsto in vista della cancellazione di questi enti, e delle funzioni da essi svolte, e che adesso rischia di dover essere pagato interamente dai lavoratori”.
Sforato il Patto di stabilità, spiega la Fp Cgil, scatta un automatico meccanismo di rientro che si riversa, per la gran parte, sui dipendenti degli enti coinvolti. Si tratta di circa 10 mila lavoratori per quanto riguarda le Province e 7 mila per le Città metropolitane. Un totale di 17 mila persone che registreranno, senza interventi, una decurtazione del salario accessorio calcolata dalla Fp Cgil per una percentuale del -4,6 per cento, pari a circa 300 milioni di euro, quantificabile (sempre su un salario medio) per una cifra pari a -1.344 per ogni singolo lavoratore.
Il dato medio del -4,6 per cento è frutto di “sforamenti” per gli enti interessati diversi: i dipendenti della Città metropolitana di Roma rischiano, infatti, quest'anno una decurtazione del salario medio pari -13,83 per cento. A Venezia il taglio potrebbe essere del -7,21, a Bari del -5,21, a Genova del -4,79, a Napoli del -4,61 e a Milano del -4,56. Su questa linea, la quasi totalità degli enti coinvolti registra una riduzione potenziale del salario accessorio tra il tre e il cinque per cento, per una media generale pari al -4,59 per cento.
Per la Funzione pubblica Cgil, “l'iter confuso partito con la legge Delrio, e che ha attraversato decine di atti normativi, continua a produrre effetti estremamente negativi, ancora una volta sulla pelle dei lavoratori, insieme al venir meno dei servizi ai cittadini. Con lo sforamento del Patto di stabilità, inevitabile con il prelievo forzoso di un miliardo di euro dalle casse di questi enti, si arriva al paradosso che a dover rimetterci siano i lavoratori”. Per questo la categoria dei lavoratori dei servizi pubblici Cgil chiede che “vengano introdotte al più presto, nel primo provvedimento utile, deroghe alla violazione del patto di stabilità, che evitino questa ennesima beffa per lavoratrici e lavoratori che da anni ormai vivono una situazione di estremo disagio”.