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“L'Eni si è rifugiato da sette mesi in una trattativa per la cessione di Versalis che non è più in esclusiva ma è diventata privata. Se dopo tutto questo tempo non sono quantomeno chiari i punti, significa che è una trattativa sbagliata". Così Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, ha concluso la manifestazione organizzata a Roma dai sindacati nel giorno dello sciopero nazionale del gruppo. Lavoratrici e lavoratori Eni e Saipem hanno incrociato le braccia per la quarta volta in pochi mesi, e manifestato oggi in piazza del Pantheon tutte le loro preoccupazioni per l'occupazione, la ricerca, l'innovazione, a cominciare proprio da quel ruolo fondamentale che nel prossimo futuro avrà la transizione verso la “chimica verde”.
"Ci aspettiamo risposte dalla presidenza del Consiglio – aggiunge Miceli – alla quale abbiamo chiesto, e lo chiederemo anche oggi, se un'impresa di cui è proprietaria la Cassa Depositi e Prestiti possa vendere ad un piccolo fondo americano come Sk Capital assolutamente non in grado di fornire garanzie finanziarie né industriali, per di più con sede alle isole Cayman e nel Delaware, vero paradiso fiscale all'interno degli Usa: il 18 maggio chiederemo all'ad Claudio Descalzi di interrompere subito la trattativa: è un problema etico della politica e dell'economia”.
“Che fine faranno – ha aggiunto – i nuovi progetti di industrializzazione e chimica verde se si cede ad un fondo che ha quelle caratteristiche? La chimica di base, al pari della siderurgia e delle telecomunicazioni, è una grande infrastruttura del paese e l'Eni non ha il diritto di ammazzarla. E il Governo, nel ruolo di regolatore della politica industriale – ha concluso Miceli – deve chiarire una volta per tutte se Eni deve mantenere le caratteristiche industriali (dalla chimica, alla raffinazione, al retail gas) perché non può solo ragionare con i bilanci alla mano e passare solo all'incasso”.