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Domani, mercoledì 20 gennaio, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil hanno proclamato lo sciopero generale di 8 ore in tutti i siti e gli stabilimenti italiani di Eni e Saipem (più di 40.000 i lavoratori interessati). Lo ricorda una nota dei sindacati di categoria. L'astensione dal lavoro – assicurano – non avrà ripercussioni sulla sicurezza e la salvaguardia degli impianti, né tantomeno sul servizio ai cittadini.
“Dopo la parziale cessione delle quote azionarie di Saipem, il gruppo Eni si appresta a cambiare pelle – accusano senza mezzi termini i segretari generali di Filctem, Femca, Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini, Paolo Pirani – per divenire un gruppo che opera esclusivamente all'estero, concentrando investimenti e attività solo in ricerca ed estrazione di gas e petrolio, operando di fatto come broker oil, perdendo di fatto quelle caratteristiche di azienda di “sistema” che ha garantito e garantisce l'insieme del ciclo produttivo, dall'estrazione al consumo: inaccettabile”.
“Cedere per Eni la raffinazione – proseguono i segretari - significa in larga parte perderla; rinunciare alla chimica “verde” significa precludere futuro all'Italia; abbandonare alcune attività di Saipem o mettere in discussione la presenza nel segmento retail della Direzione Gas & Power vuol dire svilire opportunità per le nostre aree, soprattutto quelle più depresse del Mezzogiorno, e determinare gravi problemi occupazionali”.
Ma il principale “pomo della discordia” diventato rovente, è la dismissione della chimica con i suoi stabilimenti di Versalis a Porto Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna, Brindisi, Priolo, Ragusa, Porto Torres e Centro ricerche (oltre 6000 lavoratori tra diretti ed indiretti). “L'Italia, senza Versalis sotto il controllo di Eni, non sarà in grado – polemizzano - di adeguare il proprio processo produttivo in senso “green”, di una chimica innovativa: rischieremo di importare prodotti sostenibili dall'estero, altro che modernizzazione del paese”.
Né il recente incontro con il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, e il management di Eni ha convinto i sindacati, né tantomeno li ha rassicurati. “Intanto l'Eni - propongono i leader sindacali – sgombri il campo dalle trattative con SK Capital, un fondo assolutamente inaffidabile, un partner non credibile per essere considerato un attore nel rilancio delle potenzialità produttive di Versalis. Più in generale - aggiungono in evidente polemica con Eni - non è assolutamente credibile una cessione del 70% della proprietà perchè altre operazioni nel passato hanno dimostrato che le decisioni strategiche le prende chi governa l'imprese e non altri".
Quanto al governo, il ministro Guidi ha colto le sollecitazioni del sindacato ed ha ribadito l'interesse al mantenimento dell'italianità delle produzioni di Versalis, ritenute strategiche, ed ha assicurato di mantenere aperto il tavolo ministeriale per seguire congiuntamente la trattativa: “una posizione comunque debole – concludono Miceli, Colombini e Pirani – e tutta ripiegata ad attendere gli esiti di un eventuale accordo, senza porre condizioni che assicurino vere garanzie per il futuro di una parte strategica di industria in mani italiane”. Di qui la conferma dello sciopero e delle manifestazioni in tutti i territori a presenza Eni, coinvolgimento Cgil, Cisl, Uil e le amministrazioni locali. Il segretario generale della Filctem, Emilio Miceli, sarà a Brindisi davanti allo stabilimento di Eni.