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“Vi comunichiamo l’avvio di un percorso di forte conflitto sindacale con la programmazione di 12 ore di sciopero di tutto il personale da tenersi nel periodo gennaio-marzo 2020”: scrivono così i sindacati dei lavoratori dell'unità territoriale di Acri (Cosenza) di Enel Green Power, Filctem Cgil, Cisl Reti e Uiltec, che contestano all'azienda “un atteggiamento di completa chiusura verso ogni tema e richieste atte a migliorare le condizioni dei lavoratori di Acri, al rispetto dei dettami contrattuali e alla preoccupante situazione relativa all’esternalizzazione del presidio della diga di Mormanno”.
“Mettere in gioco la sicurezza di un intero territorio solo per scopi puramente finanziari e di diminuzione selvaggia dei costi – spiegano i sindacati – non risponde all’idea di grande azienda quale Enel Green Power racconta di essere. Non vorremmo mai pensare a eventuali incidenti gravi che coinvolgono territori e cittadini”.
Filctem, Cisl Reti e Uiltec della Calabria sottolineano come “da sempre i lavoratori di Acri, compresi i guardia-dighe che oggi Egp (Enel Green Power) svilisce nel ruolo, si sono distinti per professionalità e attaccamento all’azienda, e per questo hanno sempre colmato le lacune di organico che l'azienda stessa aveva riconosciuto circa un anno fa e che oggi non intende ammettere”.
Ma oggi i sindacati registrano “un clima aziendale sempre più teso, una reperibilità del tutto fuori contratto” e ancora “il sistematico svuotamento della struttura di staff, la colonizzazione di posti importanti come Rspp ricoperti da personale non in ruolo ad Acri, turni in diga che non rispettano nessun accordo. In sostanza, una unità territoriale gestita come cosa propria, nell’accezione peggiore del termine”.
Al contrario, i sindacati ritengono utile ricordare al management aziendale che la risorsa primaria (acqua) su cui sviluppa il business “è di proprietà del territorio e, pertanto, il territorio e i cittadini devono avere le giuste ricadute compensative in termini di difesa e di sicurezza del territorio, sviluppo e opportunità occupazionali stabili e durature”.
“Tra qualche anno andranno ridiscusse le concessioni – continuano i sindacati – e sarebbe opportuno capire come Egp guardi a questa importante scadenza in termini di significativi investimenti economici sugli impianti e di investimenti in nuovo capitale umano. Per quello che stiamo osservando, si sta invece palesando un disinteresse, per noi ingiustificato, nonostante i vertici dichiarino che il futuro passa dalle rinnovabili e dall’energia pulita”.