"Quello che è successo sabato non doveva accadere, non possiamo più fidarci di chi ci dà il via libera e ci manda a morire. Chi doveva interrompere la pressione all'interno del tubo dell'ammoniaca non l'ha fatto e, questo, ha ucciso Sergio Capitani e ferito gli altri due colleghi oltre all'assistente dell'Enel presente". Questa una delle testimonianze, riportata dall'Ansa, dei colleghi di Sergio Capitani, l'operaio di 34 anni, dipendente di una ditta locale esterna, morto sabato scorso mentre eseguiva un intervento di manutenzione nella centrale Enel di 'Torre Valdaliga Nord' a Civitavecchia, in provincia di Roma.

"L'Enel - spiegano gli operai, oggi in sciopero, che preferiscono restare anonimi per non rischiare il posto di lavoro - ha mandato i colleghi allo sbaraglio come del resto avviene troppo spesso. Quando accadono questi incidenti è dimostrato che noi le attrezzature di protezione le indossiamo sempre, ma l'Enel ci costringe ad interventi pretendendo rapidità senza saper garantire che a monte vi sia la messa in sicurezza necessaria ad evitare gli incidenti".

Intanto, anche l'azienda parla del "tragico incidente di sabato" e lo fa per bocca del responsabile Enel dell'area carbone, Calogero Sanfilippo, oggi a Civitavecchia. "Siamo profondamente addolorati per l'incidente - afferma il dirigente - ma ci tengo a ricordare che i quattro tecnici erano informati sul tipo di attività da eseguire, sulle precauzioni da adottare ed erano dotati di tutti i mezzi di protezione previsti per questo tipo di interventi. L'impresa
Guerrucci un'azienda specializzata e qualificata per questo tipo di manutenzioni industriali e collabora con Enel da decenni in diversi siti produttivi. Rimandiamo alle autorità il compito di chiarire la dinamica dei fatti".