“Ci rivolgiamo a Lei per segnalare la situazione di particolare criticità in cui versa il comparto dell’emittenza televisiva locale determinatasi sia per la mancata adozione del nuovo regolamento che deve disciplinare le risorse economiche destinate alle Tv Locali che per i gravissimi ritardi nell’assegnazione dei contributi pregressi ad esse spettanti – inizia così la lettera congiunta che Associazione Tv locali (aderente a Confindustria), e le segreterie nazionali dei sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno inviato al Presidente del Consiglio dei Minisitri, Paolo Gentiloni.
Il quadro attuale, indica la lettera “mette in pericolo la sopravvivenza di molte aziende e il posto di lavoro di migliaia di dipendenti, oltretutto in un quadro d’inadeguatezza degli ammortizzatori sociali. Le emittenti televisive che producono e diffondono informazione sul territorio, svolgendo la preziosa funzione di pubblico servizio, possono beneficiare di un contributo a fondo perduto erogato dallo Stato introdotto dalla legge 448/98 (Legge finanziaria 1999)”.
"Il riassetto normativo dell’emittenza televisiva locale, intrapreso dal governo Renzi, prevede la riforma dei contributi alle TV Locali attraverso l’introduzione di alcune disposizioni contenute nella legge di stabilità 2016 (L.208/2015) e nella legge di riforma dell’editoria (L. 198/2016), tra cui il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione con cui sostenere l’emittenza televisiva e radiofonica locale, e l’editoria quotidiana e periodica. Manca ancora, ad oggi, il regolamento attuativo che fissi criteri e regole certe per l’assegnazione delle risorse, attraverso una selezione dei beneficiari che consenta di premiare le aziende più meritevoli e qualificate dal punto di vista occupazionale, della capacità di autoproduzione, degli ascolti ed innovazione tecnologica."
“Il Regolamento risulta essere stato licenziato dal Ministero dello Sviluppo Economico ma da mesi è fermo in attesa di essere esaminato ed approvato dal Consiglio dei Ministri – rilevano i sindacati e l’ Associazione Tv locali –. Ritardo che sta creando enormi sofferenze economiche alle imprese: a molte emittenti, già penalizzate dalla crisi economica, sono state tolte le frequenze della banda 800MHz a favore della telefonia mobile; ad altre le frequenze cosiddette “interferenti” con gli stati esteri confinanti e sono già fallite o in procinto di portare i libri in Tribunale.”
“A tutt’oggi le emittenti televisive locali non conoscono le risorse relative agli anni 2016 e 2017 che dovrebbero ricevere entro il 30 giugno dell’anno in corso e sono ancora in attesa di ricevere i contributi pregressi dell’anno 2015 (che avrebbero dovuto essere pagati nel giugno 2016). E pertanto, sempre ad oggi, sussiste il concreto rischio che l’iter di emanazione del regolamento possa non essere completato in tempi ragionevoli con la conseguenza che le aziende non abbiano alcuna certezza giuridica sui tempi di riscossione dei contributi 2016 e 2017”, conclude la missiva.
“E’ sconfortante - prosegue la lettera - constatare che il testo del regolamento presentato dal Mise il 27 luglio 2016 abbia affrontato un iter lungo senza ancora approdare al Consiglio dei Ministri, tanto da far sta assumere alla vicenda contorni addirittura grotteschi. In un momento in cui centinaia di aziende sono allo “stremo” sembra quasi che la scomparsa dell’emittenza televisiva locale non interessi a nessuno o, al più, che essa avvenga in una sorta di indifferenza da parte delle istituzioni e del Governo.”
“Lo sblocco della situazione, grazie all’intervento del Presidente del Consiglio - conclude il documento - potrà servire a porre un argine alla crisi di molte testate storiche e difendere i livelli occupazionali oggi pericolosamente messi in discussione dalla diminuzione delle entrate delle aziende radio-televisive locali. Va garantita la sopravvivenza delle emittenti televisive locali di qualità, con particolare riferimento a quelle a vocazione informativa, che svolgono da sempre una preziosa funzione di pubblico servizio sul territorio a garanzia del pluralismo informativo e della conservazione di migliaia di posti di lavoro.”